Troppo a lungo, oramai,
corrosi i miei scatti di nervi,
ho lottato come agnello
in preda a furia di tuffo di falco.
E troppo a lungo, oramai,
corrose le vene,
hanno perso il furore cieco di battaglia
le generazioni che mi hanno assistito.
Penso a mio nonno,
voce impietrita nel suono
e occhi diseredati da dio;
e a mia nonna,
vilipendio sussurrato,
cristiano solo in umana misericordia.
Penso alle rughe maestre
e al vino forte di mio padre;
e al sangue materno,
che di luce riflessa
adombrano la speranza rimasta.
Penso alla terra esausta,
di confine in confine,
perché unico strumento di rispetto
è il mio toccarla in ginocchio
con palmo commosso.
Ma non ora, non qui.
Troppo a lungo, oramai,
corrosi i miei scatti di nervi,
io
ho lottato come agnello
in preda a furia di tuffo di falco
in naturale diritto.
E troppo a lungo, oramai,
provate
corrose
e prosciugate le vene,
hanno perso il furore cieco di battaglia
le generazioni che mi hanno preceduto;
e insegnato.
(Ultimo Attuale Corpo Sonoro)
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