mercoledì 30 giugno 2010

★ Piangi Roma

Due adulti e tre mocciosi a zonzo, di cui uno col passeggino: col bel sole che c'è oggi sembra il giorno perfetto per fare un giro. Ma la camminata si trasforma presto in un calvario, i marciapiedi di Roma sono in uno stato pietoso: buche, toppe, dossi, affossamenti, depressioni, conche, gobbe. Transenne, tombini, voragini, birilli, grate. E le immancabili auto parcheggiate sulle strisce pedonali, in corrispondenza degli scivoli.
Per non parlare di quello che si trova per terra: a parte cartacce, cicche di sigarette e volantini pubblicitari, è pieno degli escrementi dei migliori amici dell'uomo. Tant'è che, con la scusa di evitarli, i marmocchi iniziano a fare a gara a chi ne trova di più.

Distratto da chiacchiere e rimbrotti, sulle prime nemmeno me ne rendo conto, ma appena connetto mi trovo nel bel mezzo di una scena surreale: sto zigzagando tra la merda e l'immondizia, io, il mio amico e i nostri figli, nella capitale d'Italia.

La netta sensazione è che questo paese diverrà a breve territorio di conquista, lo sfacelo avanza su tutti i fronti: istruzione, politica, legalità, cultura, tolleranza, educazione, rispetto. Voglio scappare.

lunedì 28 giugno 2010

★ Storia di un consulente

Puoi lavorare, ma non puoi entrare dalla porta principale.
E non puoi avere la posta elettronica.

Puoi avere la posta elettronica, ma non a nome tuo.

Puoi avere la posta elettronica a nome tuo, ma non puoi parcheggiare l'auto.
Però puoi parcheggiare lo scooter.

Puoi entrare dalla porta principale.
Anzi, no.

Puoi andare via, ma non puoi ritornare.

Puoi ritornare, ma entrando dalla finestra.

Puoi andare in trasferta, ma senza indennità.

Puoi entrare dalla porta principale.
Scherzavo.

Puoi andare in trasferta con l'indennità, ma non fare troppi straordinari.

Puoi fare tutti gli straordinari di cui c'è bisogno, ma te li pago un po' per volta.

Puoi andare in trasferta, ma non posso darti l'anticipo.
Però ti rimborso la nota spese.

Non posso darti l'anticipo, quindi non puoi andare in trasferta.

Puoi andare in trasferta con l'anticipo.
Se ci sono soldi in cassa.

Puoi andare in trasferta e ti rimborso la nota spese.
Appena c'è liquidità.

Puoi lavorare, ma ti pago lo stipendio quando posso.
Però stai tranquillo, siamo tutti sulla stessa barca.

Anche se in effetti la barca ce l'ho solo io.

sabato 26 giugno 2010

Anestesisti e Pena capitale negli USA

Lo scorso maggio il Washington Post ha reso nota una importante decisione presa dalla American Board of Anesthesiologists (ABA): revocare l'abilitazione ai suoi anestesisti che partecipano alle esecuzioni capitali.

Anestesisti e Pena capitale

Nella maggior parte degli stati degli USA è in vigore la pena di morte e in quasi tutti si utilizza l'iniezione letale come metodo di esecuzione. L'iniezione letale però non è sempre di semplice attuazione e quindi, in alcuni di essi, si è fatto regolarmente ricorso all'aiuto degli anestesisti.

Questa pratica ha messo gli anestesisti in una posizione insostenibile: essi infatti sono certamente in grado di praticare delle anestesie efficaci, ma farlo allo scopo di causare la morte di un paziente è una violazione del loro dovere fondamentale, come medici, di non nuocere alla salute delle persone.

Per decenni l'American Medical Association (AMA) si è opposta al coinvolgimento dei medici nella pena capitale sulla base del fatto che essi esercitano una professione dedicata alla preservazione della vita ogni qualvolta vi sia la possibilità di farlo.

Dal 15 Febbraio 2010, la American Board of Anesthesiology (ABA) ha fatto propria la posizione dell'AMA sulla pena di morte inserendone i dettami fra i requisiti di professionalità per tutti gli anestesisti candidati ad appartenere all'ABA stessa, o già ivi certificati: se intendono conseguire o mantenere l'attestato dell'ABA, gli anestesisti non possono partecipare a esecuzioni capitali. Ciò che costituisce l'effettiva partecipazione è chiaramente definito dalla politica dell'AMA.

L'ABA non ha intrapreso questa azione sulla base di una precisa posizione riguardante la pena di morte: gli anestesisti, come tutti i medici e tutti i cittadini, hanno differenti opinioni personali sull'argomento. Tuttavia, l'ABA, così come l'AMA, è fermamente convinta che i medici non dovrebbero essere coinvolti nelle esecuzioni capitali.

Anche la American Society of Anesthesiologists (ASA) condivide la posizione dell'AMA a riguardo, così come altri medici e altre associazioni. I pazienti non dovrebbero mai confondere la pratica dell'anestesia con l'iniezione di farmaci allo scopo di causare la morte, e i medici non dovrebbero essere tenuti ad agire secondo modalità che violano l'etica della pratica medica, seppure compiendo atti tecnicamente legali.

In conclusione, la politica dell'ABA sulla pena di morte è mirata a mantenere i più elevati standard della pratica medica e a incoraggiare gli anestesisti e tutti i medici a onorare i propri obblighi professionali nei confronti dei pazienti e della società.

Mark A. Rockoff, M.D.
Secretary, ABA
February 4th 2010

giovedì 24 giugno 2010

★ Atropos

Se non avessi fatto quello che ho fatto mi troverei nella condizione in cui mi trovavo prima di farlo e quindi lo avrei fatto.

Tu no?

martedì 22 giugno 2010

★ Alessandra Daniele

È da parecchio che leggo i suoi post su Carmilla e ogni volta li trovo divertenti, ben scritti, azzeccati. Così ho pensato di farglielo sapere con una email di complimenti, ma niente da fare, sul sito è impossibile contattarla. Come gli altri redattori del resto, me ne ero già accorto tempo fa quando volevo segnalare a Evangelisti un articolo su Battisti pubblicato da FQ.
Oggi però mi ci sono messo di punta: - Vuoi vedere che tra Google e Facebook non la becco da qualche parte? - mi son detto, ed è partita la caccia. Approdata più che altro ad alcuni articoli che parlano di lei, a link di rimando a Carmilla, a post di lettori che hanno il mio stesso problema.

Poi su un blog trovo una specie di lettera aperta e lei che ringrazia l'autore nei commenti. Stavo approfittando per lasciarle un saluto anche io, ma mi sono chiesto: - Sarà diritto di una persona essere irreperibile anche nel 2010? Certo che si, sono il primo a lasciar squillare il telefono quando non ho voglia di rispondere e preferisco di gran lunga l'email alla chat proprio perché lascia a ciascuno i suoi tempi.
Alessandra sopravviverà anche senza il mio attestato di stima - e se invece ne va cercando le basterà inserire il suo nome su Google e sicuramente uscirà fuori anche questo post.

domenica 20 giugno 2010

Come accade tra compagni di sventura

Pigliate quei quattro capponi, poveretti! a cui dovevo tirare il collo, per il banchetto di domenica, e portateglieli; perché non bisogna mai andar con le mani vote da que' signori. Raccontategli tutto l'accaduto; e vedrete che vi dirà, su due piedi, di quelle cose che a noi non verrebbero in testa, a pensarci un anno.

Renzo abbracciò molto volentieri questo parere; Lucia l'approvò; e Agnese, superba d'averlo dato, levò, a una a una, le povere bestie dalla stìa, riunì le loro otto gambe, come se facesse un mazzetto di fiori, le avvolse e le strinse con uno spago, e le consegnò in mano a Renzo; il quale, date e ricevute parole di speranza, uscì dalla parte dell'orto, per non esser veduto da' ragazzi, che gli correrebber dietro, gridando: lo sposo! lo sposo!

Così, attraversando i campi o, come dicon colà, i luoghi, se n'andò per viottole, fremendo, ripensando alla sua disgrazia, e ruminando il discorso da fare al dottor Azzecca-garbugli.

Lascio poi pensare al lettore, come dovessero stare in viaggio quelle povere bestie, così legate e tenute per le zampe, a capo all'in giù, nella mano d'un uomo il quale, agitato da tante passioni, accompagnava col gesto i pensieri che gli passavan a tumulto per la mente. Ora stendeva il braccio per collera, ora l'alzava per disperazione, ora lo dibatteva in aria, come per minaccia, e, in tutti i modi, dava loro di fiere scosse, e faceva balzare quelle quattro teste spenzolate; le quali intanto s'ingegnavano a beccarsi l'una con l'altra, come accade troppo sovente tra compagni di sventura.

(Alessandro Manzoni, "I promessi sposi")

venerdì 18 giugno 2010

La pena di morte in Mongolia [02]

Secondo le informazioni disponibili ad Amnesty International, nel mese di giugno 2009 almeno nove persone erano nel braccio della morte e almeno tre di queste hanno visto commutare la loro sentenza capitale a ottobre 2009.

L'annuncio della moratoria sulle esecuzioni come primo passo verso l'abolizione della pena di morte è stato accolto con favore a livello internazionale: diversi governi, organismi inter-governativi, organizzazioni non governative e attivisti contro la pena di morte hanno manifestato pubblicamente il loro sostegno alla dichiarazione del Presidente. Tuttavia, in Mongolia, sia l'opinione pubblica che gli stessi legislatori dimostrano ancora di sostenere la pena capitale.

Una proposta di legge per modificare il codice penale è attualmente in esame presso il parlamento mongolo (lo State Great Khural). La proposta di legge non contempla però l'abolizione totale della pena di morte in quanto questa può continuare a essere comminata per i reati di omicidio premeditato e omicidio di funzionari pubblici e autorità.

mercoledì 16 giugno 2010

Patriota per forza

Ogni volta che qualche leghista maltratta l'inno mi torna alla memoria un episodio della primissima infanzia. Ero sugli spalti dello Stadio per un meeting di atletica, quando la banda attaccò una marcetta spiritosa. Gli spettatori si alzarono in piedi: anche mio padre, che subito imitai. Ma un ragazzino più grande di me rimase tranquillamente seduto. «E tu perché non ti alzi?», gli chiese mio padre. «C'ho un cicles attaccato al sedere». Non disse proprio «sedere». Ma di sicuro disse «cicles», la gomma da masticare. Mio padre, ex partigiano, serrò gli occhi a fessura: «È un bel problema, ma te lo risolvo io». Prese il bulletto per le ascelle e lo sollevò. «C'è gente che è morta perché tu potessi ascoltare in pace questo inno. Porta un po' di rispetto, cretino!». Intorno a lui si levò un applauso caldo e solidale, che sferzò l'amor proprio del ragazzo più ancora del fervorino.

Non so se sarei capace di comportarmi come mio padre. Invece degli applausi, avrei paura di beccarmi una coltellata o un'accusa di molestie ai minori. Ma quel giorno compresi che facevo parte di una comunità e che chiunque l'avesse sfregiata con un comportamento irriguardoso avrebbe finito per provocare in me una reazione eguale e contraria. Così, pur essendo uno di quei tipici italiani che non vibrano per la parola Patria e baratterebbe l'elmo di Scipio con un inno solenne come la Marsigliese, grazie agli sforzi iconoclasti della Lega mi ritrovo da qualche tempo a indossare con orgoglio cravatte tricolori. E ieri sera, mentre De Rossi cantava in romanesco «che schiava de Romaaaaa...» poco è mancato che mi venissero i lucciconi.

(Massimo Gramellini, Buongiorno)

lunedì 14 giugno 2010

La pena di morte in Mongolia [01]

Il codice penale mongolo commina la pena di morte per cinquantanove tipi di reati e, in particolare, per terrorismo, genocidio, stupro, banditismo, sabotaggio, omicidio premeditato e omicidio di funzionari pubblici e autorità.

Essendo soggetta al segreto di Stato, non è chiaro quanto la pena capitale sia applicata nel paese e risulta difficile ottenere informazioni anche perché i corpi delle persone messe a morte non sono mai restituiti ai loro familiari. Amnesty International può confermare tuttavia almeno dodici esecuzioni tra il 2005 e il 2009.

Il 14 gennaio 2010, il Presidente Elbegdorj ha annunciato l'istituzione di una moratoria sulle esecuzioni. Nel suo discorso "The Path of Democratic Mongolia Must be Clean and Bloodless" (La strada verso una Mongolia democratica deve essere pulita e senza spargimento di sangue), il Presidente ha dichiarato che da maggio 2009, il mese del suo insediamento, nessuna condanna a morte è stata eseguita. Inoltre ha voluto sottolineare la commutazione delle condanne a morte di tutti i detenuti che si erano appellati alla sua clemenza.

lunedì 7 giugno 2010

I campi nomadi e la criminalità

La percezione comune che chi abita le baraccopoli sia un criminale ha un fondamento di verità: l'esclusione sociale pone decisamente a rischio di sfruttamento criminale chi non ha mezzi di sussistenza, e la discriminazione nell'accesso al lavoro può costringere a forme di microcriminalità per la sopravvivenza.

Ma questo discorso non può essere generalizzato a un intero gruppo: la responsabilità degli atti è individuale e i giudizi vanno dati caso per caso e persona per persona. Inoltre, la segregazione, la discriminazione e la mancanza di politiche miranti all'integrazione o all'interazione, non vanno nella direzione di una risoluzione dei problemi. Infatti è stato osservato come la politica segregazionista contraddica le stesse intenzioni degli attuatori, che spesso mettono l'accento sui provvedimenti di pubblica sicurezza e di controllo sociale della popolazione romanì.

L'isolamento e la scarsa visibilità dei campi favoriscono invece "l'occultamento e la dissimulazione degli elementi pericolosi", aggravando la situazione dal punto di vista della incolumità di chi vive sia nei campi, sia nei quartieri ospitanti, e peggiorando il giudizio negativo su chi nei campi ci vive.

sabato 5 giugno 2010

La camera scura

Dall'8 al 20 giugno il Palazzo delle Esposizioni di Roma ospiterà la mostra fotografica di Amnesty International "La camera scura", per cui hanno posato tredici attrici e attori: Luca Argentero, Giulia Bevilacqua, Carolina Crescentini, Sabrina Impacciatore, Peppino Mazzotta, Giulia Michelini, Ana Caterina Morariu, Filippo Nigro, Lara Okwe, Vittorio Emanuele Propizio, Primo Reggiani, Dino Santoro e Gianmarco Tognazzi.

La mostra, che potrà essere visitata a ingresso libero, è stata realizzata nell'ambito del progetto "Sono contro la pena di morte perché..." della Sezione Italiana di Amnesty International, grazie alla speciale collaborazione dello IED (Istituto Europeo di Design) e con il contributo della Regione Toscana, della Regione Campania e dell'Unione europea. Le fotografie sono di Angelo Di Pietro e la direzione artistica di Mario Vaglio.

Obiettivo del progetto è creare consapevolezza sulla brutalità della pena di morte coinvolgendo testimonial del mondo dell'arte e dello spettacolo e utilizzando diverse forme di espressione come la fotografia, il disegno, il racconto.

Ne "La camera scura" il filo conduttore è lo stencil, una tecnica molto diffusa, riconoscibile e di grande impatto visivo: disegni stilizzati, realizzati tramite una semplice maschera di cartone e una bomboletta spray.

Ogni scatto della mostra ritrae un testimonial che interpreta un condannato a morte raccontando, attraverso uno stencil posto sul muro della cella, una storia, affrontando un aspetto specifico legato alla pena capitale associato a un caso seguito da Amnesty International.

Per informazioni:
Amnesty International Italia - Ufficio Stampa
Tel.: 06.4490224
Cell.: 348.6974361
E-mail: press@amnesty.it

giovedì 3 giugno 2010

L'amore è una religione

L'amore è una religione e il suo culto costa più caro di quello di tutte le altre religioni: esso passa rapidamente e fugge come un monello, lasciando traccia del suo passaggio devastatore. Il lusso del sentimento è la poesia delle soffitte: senza questa ricchezza che cosa diventerebbe l'amore? Se vi sono eccezioni a queste leggi draconiane, esse sono nella solitudine, nelle anime che non si sono lasciate travolgere dalle dottrine sociali, che vivono accanto a qualche sorgente d'acqua limpida, fuggente, ma inesauribile, e che, fedeli alle loro ombre verdi, felici di ascoltare il linguaggio dell'infinito, scritto per loro in ogni cosa e che ritrovano in sé, aspettano con pazienza di potersi librare in volo, compiangendo coloro che sono avvinti dai legami della terra.

(Honoré de Balzac, "Papà Goriot")

martedì 1 giugno 2010

I campi nomadi e la sporcizia

Tutti gli IAP (Insediamenti abitativi precari) nel mondo sono percepiti come luoghi sporchi e pericolosi e il miliardo di persone che vi abita subiscono discriminazioni da parte dei loro concittadini dovute ai pregiudizi di cui sono vittime.

I cosiddetti "campi nomadi" non fanno eccezione. Indubbiamente, aree della città lasciate crescere nel completo abbandono, senza garanzie per chi le abita e per chi vi abita nelle adiacenze vedono un deterioramento della vita della popolazione, prima di tutto dei poveri che le abitano. Ma è altrettanto chiaro che il sorgere spontaneo di abitazioni di fortuna risponde alla necessità delle persone di trovare un riparo che non possono garantirsi altrimenti.

La situazione di sporcizia e scarsa igiene tipica dei "campi nomadi" non dipende dai suoi abitanti, ma dalla mancanza di servizi basilari, quali fornitura d'acqua pulita, servizi igienici, canali di scolo, servizi di raccolta dei rifiuti. In realtà, il concetto di pulizia fisica e morale è basilare nella cultura delle popolazioni romanì, e non è certamente cosa voluta il vivere tra i topi e la spazzatura, in condizioni che riducono le aspettative di vita media tra i 40 e i 50 anni (fonte UNIRSI).