lunedì 30 novembre 2009

★ Babushka [NDT 08]

L'esplorazione delle tane dei goblin è abbastanza lineare. La prima che viene setacciata, quella dei Vipere, non dà alcun esito positivo. La seconda invece fornisce un aggancio, ma lascia i PG beffati.

I goblin Teschio di Lupo dimorano nella Foresta Pietrificata e si difendono efficacemente grazie a dei grossi lupi neri. Dopo l'ennesima battaglia, esplorando le stanze del covo, gli avventurieri trovano una cella dove è rinchiusa la vecchia Babushka. È lei a raccontare di aver conosciuto Stephan Gorkov e aver sentito con le proprie orecchie che sarebbe stato condotto a Xitaqa, per essere interrogato dal vecchio Gambesecche.

sabato 28 novembre 2009

In difesa della Costituzione

La manifestazione in programma per il 5 dicembre, convocata attraverso una straordinaria mobilitazione politica dal basso, è frutto della crescente consapevolezza che siamo precipitati in un tempo politico drammatico in cui è messa in gioco la sopravvivenza della Costituzione, cioè della nostra patria, in quanto la Costituzione è la patria dell'ordinamento politico.

Non possiamo non vedere che questo luogo politico, la Repubblica democratica con il suo patrimonio di beni pubblici repubblicani, è stato invaso da un esercito di occupazione che si sta impegnando con la massima solerzia a smantellare tutti (proprio tutti) i beni pubblici repubblicani. Non si tratta soltanto della seconda parte della Costituzione che viene contestata e delegittimata ogni giorno con gli attacchi ai giudici, alla corte Costituzionale ed al presidente della Repubblica (quando si mette di traverso), ma anche della prima parte, con l'attacco ai beni fondamentali della vita, come l'acqua, ed ai fondamenti della dignità umana e dell'eguaglianza, fino alla riesumazione strisciante delle leggi razziali.

Quando le truppe tedesche hanno invaso l'Italia, tutte le forze vive, tutti i patrioti, si sono opposti ed hanno unito i loro sforzi creando il Comitato di Liberazione Nazionale, nel quale sono confluite forze e culture diverse (dai comunisti ai badogliani), che hanno messo da parte le loro divergenze per perseguire l'obiettivo comune della salvezza della patria.

In questa contingenza storica, di nuovo un pericolo mortale minaccia la patria-Costituzione. Come avvenne con la Resistenza, ora come allora, occorre chiamare a raccolta tutte le energie spirituali, tutte le culture, tutte le forze politiche e tutti gli uomini di buona volontà, che riconoscono nella Costituzione la loro patria, ad agire con fermezza.

Di fronte a questa esigenza, tutte le forze politiche, che riconoscono valore ai beni pubblici repubblicani, devono mettere da parte le differenze (non cancellarle) ed impegnarsi in una fortissima unità d'azione per scacciare l'esercito di occupazione che dilaga nel territorio della patria. Non esistono alternative all'unità.

L'unità è imposta dalla legge elettorale che, attraverso lo strumento del premio di maggioranza, impone che un solo esercito possa sfidare le forze di occupazione.

Anche se le radici del malessere della democrazia italiana vengono da lontano, è stato lo sciagurato scioglimento dell'Unione, nel 2008, a determinare questo disastro. Lo scioglimento dell'Unione è stato come lo sbandamento dell'esercito italiano l'8 settembre: ha tolto di mezzo il principale ostacolo all'occupazione della patria da parte dell'esercito invasore.

Se la posta in gioco è la sopravvivenza della democrazia repubblicana, cioè della patria, allora tutte le forze si devono coalizzare, tutte le energie devono essere chiamate a raccolta. Non si può dire, come irresponsabilmente si è fatto nel 2008: questo sì, questo no.

Solo una forte mobilitazione popolare dal basso può ricomporre l'unità delle forze democratiche intorno ai valori supremi della Costituzione per rovesciare la corsa verso l'abisso e riaprire il futuro alla speranza.

(Domenico Gallo)

mercoledì 25 novembre 2009

La pena di morte in Bielorussia [10]

Ihar Danchenka è stato condannato a morte l'1 dicembre 2006 per omicidio. È stato accusato di aver partecipato a una serie di delitti commessi da una gang criminale presumibilmente tra il 1990 e il 2004 nella regione di Homyel. È stato processato insieme ad altre quarantasei persone, tra cui cinque agenti di polizia. Altre due persone, Syarhey Marozaw e Valery Harbaty, sono state condannate alla pena capitale e messe a morte per gli stessi reati nel gennaio 2008.

Il processo che ha visto coinvolto Ihar Danchenka è stato uno dei procedimenti penali di più ampio risalto e importanza che ha avuto luogo in Bielorussia dalla sua indipendenza dall'Unione Sovietica avvenuta nel 1991. Si è svolto nel carcere di custodia cautelare in cui gli imputati erano stati detenuti per ragioni di sicurezza: né ai parenti né ad altri è stato permesso partecipare.

Quando il figlio dodicenne di Ihar Danchenka ha saputo dalla televisione che suo padre e il suo padrino Syarhey Marozaw erano stati entrambi condannati a morte, ha chiesto alla madre: "Mamma, perché mi stanno portando via tutti e due i miei papà?".

Ihar Danchenka è stato messo a morte probabilmente il 12 gennaio 2008 con un colpo di pistola alla nuca. Né a lui né alla sua famiglia è stata comunicata in anticipo la data dell'esecuzione: sua moglie ha ricevuto una notifica a mezzo posta solo alla fine di gennaio. Gli avvocati possono solo immaginare la data esatta dell'esecuzione; la famiglia non sa dove è stato sepolto il suo corpo; per i parenti è stato impossibile organizzare un funerale.

Ihar Danchenka è stato processato e condannato in primo grado dalla Corte Suprema e quindi non è potuto ricorrere in appello presso un tribunale di rango superiore. Egli ha anche chiesto clemenza al Presidente. Il suo avvocato ha riferito ad Amnesty International di dissentire con la sentenza e di essere convinto che Ihar Danchenka sia stato condannato a morte per via della sua fedina penale: "Nei fatti noi [sic] siamo stati puniti per il passato, [...] per reati per cui aveva già scontato una pena. A rigore si può essere puniti per dei crimini commessi oggi, ma non per essere stati dei cattivi ragazzi: questo è palesemente ingiusto".

lunedì 23 novembre 2009

La pena di morte in Bielorussia [09]

Oltre che come sanzione penale, in Bielorussia la minaccia di esecuzione è stata utilizzata anche per reprimere l'attività politica.

Nel marzo del 2006, dopo le elezioni presidenziali, il capo dei servizi segreti del paese (KGB) ha intimidito i potenziali manifestanti sventolando lo spettro della pena capitale: "Le azioni delle persone che scendono in piazza [a dimostrare] saranno valutate come atti terroristici punibili con sanzioni, ai sensi di vari articoli di legge, che vanno da otto anni di carcere alla pena di morte".

Gli organismi internazionali hanno ripetutamente chiesto alla Bielorussia di fare dei significativi passi avanti verso l'abolizione della pena di morte, ma finora non hanno ottenuto alcun risultato.

Più di recente, nel febbraio del 2008, il Segretario Generale del Consiglio d'Europa, Terry Davis, ha condannato l'esecuzione di Syarhey Marozaw, Valery Harbaty e Ihar Danchenka: "Sono sconvolto dall'insistente volontà delle autorità bielorusse di isolare il loro paese dal resto dell'Europa", ha osservato. "Con queste condanne a morte sembrano orgogliosi di contravvenire al rispetto dei valori umani comuni per gli altri paesi europei".

venerdì 20 novembre 2009

Hanno la faccia come il culo/4

Il numero dei processi di Berlusconi è un mistero misericordioso se si ascolta il presidente del consiglio.

Dice il Cavaliere: "In assoluto [sono] il maggior perseguitato dalla magistratura in tutte le epoche, in tutta la storia degli uomini in tutto il mondo. [Sono stato] sottoposto a 106 processi, tutti finiti con assoluzioni e due prescrizioni" (10 ottobre 2009).
Nello stesso giorno, Marina Berlusconi ridimensiona l'iperbole paterna: "Mio padre tra processi e indagini è stato chiamato in causa 26 volte. Ma a suo carico non c'è una sola, dico una sola, condanna. E se, come si dice, bastano tre indizi per fare una prova, non le sembra che 26 accuse cadute nel nulla siano la prova provata di una persecuzione?" (Corriere, 10 ottobre).
Qualche giorno dopo, Paolo Bonaiuti, portavoce del premier, pompa il computo ancora più verso l'alto: "I processi contro Berlusconi sono 109" (Porta a porta, 15 ottobre). Lo rintuzza addirittura Bruno Vespa che avalla i numeri di Marina: "Non esageriamo, i processi sono 26".

Ventisei, centosei o centonove, e quante assoluzioni? In realtà, i processi affrontati dal Cavaliere come imputato sono sedici. Quattro sono ancora in corso: corruzione in atti giudiziari per l'affare Mills; istigazione alla corruzione di un paio di senatori (la procura di Roma ha chiesto l'archiviazione); fondi neri per i diritti tv Mediaset (in dibattimento a Milano); appropriazione indebita nell'affare Mediatrade (il pm si prepara a chiudere le indagini).

Nei dodici processi già conclusi, soltanto in tre casi le sentenze sono state di assoluzione.


  • In un'occasione con formula piena per l'affare "Sme-Ariosto/1" (la corruzione dei giudici di Roma).
  • Due volte con la formula dubitativa del comma 2 dell'art. 530 del Codice di procedura penale che assorbe la vecchia insufficienza di prove: i fondi neri "Medusa" e le tangenti alla Guardia di Finanza, dove il Cavaliere è stato condannato in primo grado per corruzione; dichiarato colpevole ma prescritto in appello grazie alle attenuanti generiche; assolto in Cassazione per "insufficienza probatoria".
  • Riformato e depenalizzato il falso in bilancio dal governo Berlusconi, l'imputato Berlusconi viene assolto in due processi (All Iberian/2 e Sme-Ariosto/2) perché "il fatto non è più previsto dalla legge come reato".
  • Due amnistie estinguono il reato e cancellano la condanna inflittagli per falsa testimonianza (aveva truccato le date della sua iscrizione alla P2) e per falso in bilancio (i terreni di Macherio).
  • Per cinque volte è salvo con le "attenuanti generiche" che (attenzione) si assegnano a chi è ritenuto responsabile del reato.
  • Per di più le "attenuanti generiche" gli consentono di beneficiare, in tre casi, della prescrizione dimezzata che si era fabbricato come capo del governo: "All Iberian/1" (finanziamento illecito a Craxi); "caso Lentini"; "bilanci Fininvest 1988-'92"; "fondi neri nel consolidato Fininvest" (1500 miliardi); Mondadori (l'avvocato di Berlusconi, Cesare Previti, "compra" il giudice Metta, entrambi sono condannati).

È vero, l'inventario annoia ma qualcosa ci racconta. Ci spiega che senza amnistie, riforme del codice (falso in bilancio) e della procedura (prescrizione) affatturate dal suo governo, Berlusconi sarebbe considerato un "delinquente abituale". Anche perché, se non avesse corrotto un testimone (David Mills, già condannato in appello, lo protegge dalla condanna in due processi), non avrebbe potuto godere delle "attenuanti generiche" che lo hanno reso "meritevole" della prescrizione che egli stesso, da presidente del consiglio, s'è riscritto e accorciato.

L'imbarazzante bilancio giudiziario non liquida un lamento che nella "narrativa" di Berlusconi è vitale: fino a quando nel 1994 non mi sono candidato al governo del Paese, la magistratura non mi ha indagato.


Se non si lasciano deperire i fatti, anche questo ossessivo soundbite non è altro che l'alchimia di un mago, pubblicità.

  • Berlusconi viene indagato per traffico di stupefacenti, undici anni prima della nascita di Forza Italia. Nel 1983 (l'accusa è archiviata).
  • È condannato in appello (e amnistiato) per falsa testimonianza nel 1989, venti anni fa.
  • Nel 1993 - un anno prima della sua prima candidatura al governo - la procura di Torino già indaga sul Milan e i pubblici ministeri di Milano sui bilanci di Publitalia.

Al di là di queste date, è documentato dagli atti giudiziari che Silvio Berlusconi e il gruppo Fininvest finiscono nei guai non per un assillo "politico" dei pubblici ministeri, ma per le confessioni di un ufficiale corrotto del Nucleo regionale di polizia tributaria di Milano. Ammette che le "fiamme gialle" hanno intascato 230 milioni di lire per chiudere gli occhi nelle verifiche fiscali di Videotime (nel 1985), Mondadori (nel 1991), Mediolanum Vita (nel 1992), tutti controlli che precedono l'avventura politica dell'Egoarca. Accidentale è anche la scoperta dei fondi esteri della Fininvest. Vale la pena di ricordarlo. Uno dei prestanomi di Bettino Craxi, Giorgio Tradati, consegna a Di Pietro i tabulati del conto "Northern Holding". Li gestisce per conto di Craxi. Sul conto affluisce, senza alcun precauzione, il denaro che il gotha dell'imprenditoria nazionale versa al leader socialista.

(Giuseppe D'Avanzo)

lunedì 16 novembre 2009

★ Su la testa!

L'Italia è una democrazia rappresentativa: i cittadini eleggono in Parlamento altri cittadini, cui delegano il compito di governare la Nazione.

Ma cosa accade se i parlamentari non rappresentano più i cittadini o, peggio ancora, disattendono sistematicamente le loro aspettative? Come minimo i cittadini devono manifestare il loro disappunto ai propri rappresentanti, se non altro per dirimere ogni loro dubbio e sincerarsi di avere espresso chiaramente qual è il proprio volere.

C'è uno scandalo che da quindici anni sta sfibrando l'Italia: la produzione incessante di leggi personali per garantire a Silvio Berlusconi la totale immunità e impunità in spregio alla più elementare idea di giustizia.

Non so voi, ma io ne ho le palle piene di questa storia, e piuttosto che stare a guardare ho deciso di comunicare questo disagio ai miei cari Deputati e Senatori.

Con l'aiuto di altri cittadini esasperati ho buttato giù un piano d'azione per una civile protesta, da concretizzare via email e via cartolina, indirizzata ai Parlamentari tutti e al Presidente della Repubblica.

  • VERSIONE ELETTRONICA [EMAIL]

    Gli indirizzi dei Deputati sono scaricabili a questo link.
    Gli indirizzi dei Senatori sono scaricabili a questo link.

    Chi volesse verificarli, per la Camera può andare qui e per il Senato può andare qui.

    La Presidenza della Repubblica si può contattare da qui.

    Il Presidente del Senato è raggiungibile all'indirizzo
    schifani_r@posta.senato.it.

    Il Presidente della Camera è raggiungibile all'indirizzo
    fini_g@camera.it.

    Il testo e l'oggetto dell'email sono liberi, seguono comunque alcuni suggerimenti:

    1) Appello di "Libertà e Giustizia"

    2) Appello de "Il Fatto Quotidiano"

    3) Appello di Roberto Saviano

    4) Appello nato sul Blog Antefatto:

    Esprimo il mio più profondo sdegno per il colpo di spugna che si tenta di introdurre col ddl Senato 12.11.2009 Gasparri-Quagliariello c.d. "Processo breve".
    Ancor più vergognosa ritengo la proposta, avanzata dall'on. Casini, di sancire l'impunità per le alte cariche dello Stato ripercorrendo la strada delle Leggi Alfano e Schifani.
    L'unico modo per non essere processati è non delinquere.


  • VERSIONE CARTACEA [CARTOLINA]

    Gli indirizzi di Camera, Senato e Presidenza della Repubblica sono:

    CAMERA DEI DEPUTATI
    Palazzo Montecitorio - Piazza Montecitorio
    00186 - Roma

    SENATO DELLA REPUBBLICA
    Palazzo Madama - Piazza Madama
    00186 - Roma

    PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
    Palazzo del Quirinale - Piazza del Quirinale
    00187 Roma

    Il testo è libero, ma si suggerisce qualcosa di breve, come "Adesso basta con le leggi ad personam".


Chi vuole obiettare che non servirà a nulla, che nessuno leggerà le email o le cartoline, risparmi fiato: anzitutto che sia inutile è tutto da dimostrare, e poi alcuni deputati hanno già risposto nel merito, quindi le email le ricevono.

Invito i miei (pochi) lettori, se condividono, a rilanciare questa iniziativa sui propri blog e pagine web.

Nota a margine: ho preparato personalmente l'elenco degli indirizzi email dei Senatori, ripetendo circa trecento volte copia-e-incolla dalle loro pagine personali contenute nel sito del Senato. A parte l'amarezza nel trovare Ciarrapico fra i Senatori, sono rimasto molto deluso nel rendermi conto che, della gran parte dei miei rappresentanti, non conosco nemmeno la faccia.

sabato 14 novembre 2009

Adesso basta!

Presidente Napolitano. Presidente Fini. "Adesso basta" è il titolo che abbiamo stampato ieri sulla prima pagina del Fatto Quotidiano. Adesso basta è scritto sulle migliaia di messaggi che giungono al nostro giornale. Tutti indistintamente chiedono di mettere la parola fine allo scandalo che da quindici anni sta sfibrando l'Italia: la produzione incessante di leggi personali per garantire a Silvio Berlusconi la totale immunità e impunità in spregio alla più elementare idea di giustizia.

Quello che rivolgiamo a voi che rappresentate la prima e la terza istituzione della Repubblica (sulla seconda, il presidente del Senato Schifani, pensiamo di non poter contare) non è un appello ma una richiesta di ascolto che, siamo certi, non andrà delusa. Tutte quelle lettere, e-mail, fax esprimono una protesta e una speranza. Di protesta "contro l’arroganza di un Potere che sembra aver perso ogni senso della misura e anche quello del decoro", scrisse Indro Montanelli sulla Voce nel 1994, all'epoca del decreto Biondi. Fu il primo tentativo di colpo di spugna al quale ne sarebbero seguiti altri diciotto negli anni a seguire fino all'ultima vergogna chiamata "processo breve". Allora la battaglia fu vinta.

La redazione della Voce fu alluvionata di fax dei lettori disgustati, il decreto fu ritirato e il grande giornalista così rese omaggio allo spirito di lotta dei concittadini: "Fino a quando questo spirito sarà in piedi, indifferente alle seduzioni, alle blandizie e alle minacce, la democrazia in Italia sarà al sicuro".

Malgrado abbia attraversato tante sconfitte e tante delusioni quello spirito non appare per nulla fiaccato e chiede di trovare una risposta capace di dirci che la politica non è solo interesse personale e disprezzo per gli altri. Che le istituzioni sono davvero un baluardo contro le prepotenze del più forte. Questa è la nostra speranza presidente Napolitano e presidente Fini. Per questo vi trasmetteremo i messaggi dei nostri lettori. Tenetene conto.

(Il Fatto Quotidiano)

mercoledì 11 novembre 2009

Hanno la faccia come il culo/3

Il problema non è se Augusto Minzolini possa o non possa fare editoriali: che dovrebbe fare il direttore di un telegiornale? Il problema è che, in quella Pravda ad personam che è diventato il Tg1, roba da far rimpiangere Mimun e persino Riotta, Augusto Minzolini mente. Racconta balle. In continuazione.

A furia di menarla con la par condicio e il contraddittorio, si è perso di vista il nucleo centrale dell'informazione: che non è accontentare la destra o la sinistra o tutt'e due, ma appunto informare.

L'altra sera Menzognini ha accusato il pm Ingroia di aizzare la gente a ribaltare la maggioranza democraticamente eletta. È falso: Ingroia non l'ha mai detto.

Poi Menzognini ha sostenuto che l'immunità copre i deputati anche in Germania, Inghilterra, Spagna e Parlamento europeo. Non è vero. In Inghilterra non c'è alcuna immunità parlamentare, né per le indagini né per gli arresti (l'anno scorso un deputato finì in carcere). In Germania l'immunità, pur prevista, non viene mai esercitata, tant'è che il Parlamento all'inizio di ogni legislatura autorizza preventivamente e automaticamente le eventuali indagini a carico di suoi membri (due anni fa un deputato fu addirittura perquisito nel suo ufficio al Bundestag). Idem in Spagna, dove mai in trent'anni le Cortes hanno negato un'autorizzazione a procedere (tranne nel caso di un ex giudice divenuto deputato, accusato di aver diffuso per sbaglio la foto del fratello di un indagato al posto di quella dell'indagato). Gli europarlamentari godono delle immunità previste (le rare volte che lo sono) nei rispettivi paesi di provenienza.

Menzognini racconta che i nostri Padri costituenti avevano previsto l'immunità per sottrarre gli eletti dallo strapotere della magistratura. Falso anche questo: prevedevano l'autorizzazione a procedere per evitare che giudici troppo vicini al governo (si veniva dal fascismo) perseguitassero esponenti dell'opposizione per reati politici, tant'è che era consentito negarla solo in caso di evidente persecuzione politica (fumus persecutionis). Nessun Padre costituente poteva immaginare che quello strumento eccezionale sarebbe stato abusato per proteggere esponenti della maggioranza da processi per reati comuni e gravissimi, per giunta commessi al di fuori delle loro funzioni, e addirittura prima di esercitarle.

(Marco Travaglio)

lunedì 9 novembre 2009

Questa è la nuova Resistenza

Ci fu una generazione di ragazzi, nel '43, costretti dalla notte all'alba a improvvisarsi piccoli maestri delle loro vite. Lasciarono le case, le donne, gli studi e per un tempo non breve si presero sulle spalle il mestiere della guerra. Se siamo usciti dalla notte di quella barbarie, lo dobbiamo anche a loro.

Anche questo è un tempo in cui occorre trovare il coraggio e la spudoratezza di fare altro. Di inventarsi altre vite. E di misurarsi con mestieri malati, com'è quello della politica. So che adesso qualcuno s'imbizzarrirà: che c'entra la Resistenza con la lotta alle mafie? Che c'entrano i nazisti? Che c'entra Casal di Principe? Io invece credo che tu capisca. In gioco c'è il diritto di chiamarci ancora nazione. Quel diritto oggi passa da Napoli, dalle cose che diremo, dalle scelte che faremo. O dai silenzi in cui precipiteremo.

[dalla
lettera in cui Claudio Fava invita Roberto Saviano a candidarsi come Presidente della Regione Campania]

sabato 7 novembre 2009

La pena di morte in Bielorussia [08]

Un altro argomento spesso usato dai funzionari bielorussi a difesa dell'applicazione della pena di morte è che il suo utilizzo sarebbe stato confermato da un referendum del 1996, in cui l'80,44 % della popolazione si sarebbe espresso contro l'abolizione della pena capitale. Il referendum proponeva sette domande riguardanti argomenti di varia natura, tra cui la nuova costituzione, la compravendita dei terreni, la celebrazione della Giornata dell'indipendenza e, appunto, l'abolizione della pena di morte.

Nel suo pronunciamento del 2004, in cui si esprimeva la possibilità di introdurre una moratoria sull'uso della pena di morte, la Corte Costituzionale ha sottolineato come, al momento del referendum, la massima pena detentiva prevista dal codice penale consistesse in quindici anni di carcere. Ha inoltre evidenziato che, in molti paesi europei, la pena capitale è stata abolita nonostante avesse il forte sostegno dell'opinione pubblica. La Corte Costituzionale ha infine precisato che i risultati espressi nel referendum del 1996 non avevano alcun carattere vincolante.

giovedì 5 novembre 2009

La pena di morte in Bielorussia [07]

I funzionari bielorussi hanno fornito varie ragioni stando alle quali non sarebbe possibile procedere subito all'abolizione della pena di morte. In un incontro avvenuto nell'ottobre del 2008 con i rappresentanti di Amnesty International e il Belarusian Helsinki Committee, i funzionari del Ministero della Giustizia hanno spiegato che la Bielorussia non è ancora pronta per l'abolizione della pena capitale perché "attualmente il sistema penitenziario non è in grado di garantire la ri-socializzazione dei criminali".

Commentando la risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del dicembre 2007, il Ministro degli Interni ha dichiarato che la Bielorussia "per il momento non potrebbe fare a meno della pena di morte". La risoluzione, secondo il ministro, è stata approvata in base a considerazioni di natura politica e non affidandosi al buon senso. Ha aggiunto inoltre che, negli ultimi cinque anni, il numero di omicidi in Bielorussia è diminuito: "In ogni paese in cui non è in vigore la pena di morte avviene l'esatto il contrario".

Gli stati che mantengono in vigore la pena di morte spesso sostengono che è necessaria per controllare e scoraggiare i comportamenti criminali. In realtà, gli studi scientifici hanno sempre fallito nel tentativo di produrre prove convincenti che la pena di morte dissuada i crimini più efficacemente di altre punizioni. I risultati di una recente indagine sulla relazione tra pena di morte e tasso di omicidi, condotta per le Nazioni Unite nel 1988 e aggiornata nel 2002, ha concluso che "è azzardato accettare l'ipotesi che la pena capitale scoraggi l'omicidio in misura maggiore di quanto non facciano la minaccia e l'applicazione della pena, ritenuta minore, del carcere a vita".

Lo Stato USA di New York ha ripristinato la pena di morte nel 1995 senza che fossero effettuate esecuzioni. Alla fine degli anni '90 il tasso di omicidi ha iniziato a diminuire. Nel 2004 la Corte Suprema dello Stato ha rilevato che la pena capitale era applicata in violazione della Costituzione e ha rimosso le leggi che ne consentivano l'uso: la diminuzione del numero degli omicidi è continuata inesorabilmente, nonostante l'abolizione della pena di morte.

martedì 3 novembre 2009

★ Osteria del Sindacato

Osteria del Sindacato
Paraponziponzipò!
C'è il livello programmato
Paraponziponzipò!

Per gli amici e pe' i parenti
Ce saranno anche gli aumenti
Dammelo a me Bonanni
Dammelo a me Bona'!

domenica 1 novembre 2009

A sangue freddo

Non ti ricordi di Ken Saro-Wiwa?
Il poeta nigeriano
un eroe dei nostri tempi.
Non ti ricordi di Ken Saro-Wiwa?
Perché troppo ha amato
l'hanno ammazzato davanti a tutti.

Bugiardi dentro, fuori assassini
vigliacchi in divisa
generazioni intere ingannate per sempre
a sangue freddo.

Ken Saro-Wiwa è morto
evviva Ken Saro!

Non è il tetto che perde
non sono le zanzare
non è il cibo meschino - non basterebbe a un cane
non è il nulla del giorno
che piano sprofonda nel vuoto della notte.
Sono le menzogne che ti rodono l'anima
in agguato, come sempre
la paura di morire.

Non ti ricordi di Ken Saro-Wiwa?
Il poeta nigeriano
un eroe dei nostri tempi.
Non ti ricordi di Ken Saro-Wiwa?
Perché troppo ha amato
l'hanno ammazzato davanti a tutti.

Io non mi arrendo
mi avrete soltanto con un colpo alle spalle
io non dimentico e non mi arrendo
io non mi arrendo.
È nell'indifferenza che un uomo
un uomo vero, muore davvero.

Quanto è grande il cuore di Ken Saro-Wiwa?
Forse l'Africa intera!
Il nulla del giorno
sprofonda piano nel vuoto della notte.
Avete ucciso Wiwa!
Ladri in Limousine
che Dio vi maledica
pagherete tutto e pagherete caro.

Hanno ammazzato Ken Saro-Wiwa
Saro-Wiwa è ancora vivo!
Hanno ammazzato Ken Saro-Wiwa
Saro-Wiwa è ancora vivo!

Bugiardi dentro, fuori assassini
vigliacchi in divisa
generazioni intere ingannate per sempre
a sangue freddo.

(Il Teatro degli Orrori)

[Watch on Vimeo: A sangue freddo]