sabato 30 ottobre 2010

★ Una domanda a Giorgio Napolitano

Signor Presidente,

come ci si sente ad aver nominato Capo del Governo Silvio Berlusconi?

La mia conoscenza del Diritto costituzionale è molto modesta, ma fossi in lei farei carte false per rimuovere da Palazzo Chigi - negandogli nel contempo qualsiasi altra carica pubblica - un individuo che ci insozza tutti, come Italiani e come persone.

giovedì 28 ottobre 2010

Fare affari con la morte

Ci sono molti Americani che pensano che Jeffrey Landrigan avrebbe dovuto essere giustiziato alle 10 di oggi [26 ottobre], ora locale, ma sembra che l'Arizona abbia esaurito le scorte di sodio thiopental, una delle sostanze utilizzate per le iniezioni letali in trentaquattro stati. Oggi i blog sono pieni di candidature da parte di volontari che vorrebbero svolgere questo incarico - con una pistola ("Non c'è carenza di piombo"), una mazza da baseball o il loro personale cocktail di veleno.

Tuttavia, ieri, il giudice federale Roslyn Silver ha sospeso l'esecuzione. C'è un unico fornitore certificato di sodio thiopental negli Stati Uniti, cioè la società farmaceutica Hospira. Il sodio thiopental è solo il primo elemento di un processo composto da tre fasi, ma secondo la Corte Suprema, "è pacifico che, in mancanza di una dose appropriata di sodio thiopental che renderebbe il condannato incosciente, c'è un concreto rischio di soffocamento e di dolore per le iniezioni" delle due sostanze successive. Hospira recentemente ha rifiutato di svolgere qualsiasi ruolo nel campo della pena di morte, insistendo sul fatto che la società si occupa di salvare vite umane, non di toglierle.

Landrigan ha gravi lesioni cerebrali, probabilmente causate dall'abuso di droghe da parte della madre biologica durante la gravidanza. Dopo la nascita è stato affidato a una madre adottiva alcolizzata soggetta a quotidiani svenimenti causati dal consumo di vodka. Nonostante ciò, la Corte Suprema ha stabilito - con strettissima maggioranza, cinque a quattro - che tali elementi non avrebbero fatto alcuna differenza per il giudice che ha emesso la condanna. Il giudice della Corte Suprema Clarence Thomas ha scritto che "la scarsa qualità delle presunte circostanze attenuanti per Landrigan gli ha impedito di presentare una richiesta efficace per avere risparmiata la vita".

Quanto possono essere iniqui gli esseri umani. Più recentemente, un altro giudice - quello che originariamente aveva deciso che Landrigan dovesse essere messo a morte - ha rilasciato un affidavit dicendo che non avrebbe mai comminato la pena capitale se avesse conosciuto i suoi problemi mentali.

Nonostante tutto ciò, in molti ritengono ancora che Landrigan dovrebbe essere messo a morte. A quanto pare, tra questi, c'è anche un'azienda britannica anonima. Ieri, il procuratore generale dell'Arizona Terry Goddard, alla richiesta dell'identità del fornitore del sodio thiopenthal ha ammesso che esso era stato importato dalla Gran Bretagna, ma ha rifiutato di fare il nome della società.

Il Giudice Silver ha trovato "sconcertante" che Goddard avrebbe insistito per segretare l'origine delle sostanze usate nell'esecuzione di Jeffrey Landrigan. La scelta delle parole è stata molto accorta, ed è lecito sospettare un giudizio più aspro.

La domanda che viene subito in mente è se sia un crimine per un'azienda britannica trarre profitto da un omicidio: benché le interpretazioni possano essere molteplici, il Regolamento (CE) N. 1236/2005 del Consiglio fa un passo in questa direzione, dichiarando illegale il "commercio di prodotti che potrebbero essere utilizzati per la pena di morte, per la tortura o per altri trattamenti o pene crudeli, inumani o degradanti".

La valutazione morale di tutto ciò è una questione separata, e il giudizio di Hospira era giusto. Ora che il velo di segretezza è stato squarciato, a questa società britannica anonima dovrebbe essere ricordato che la professione medica si gloria di un giuramento di Ippocrate, e non di un giuramento ipocrita.

(Clive Stafford Smith, The Guardian)

martedì 26 ottobre 2010

★ Sofia e le galline

- Mamma, io comunque ho scoperto una cosa.
- Ah, e cosa?
- Che la gallina, per fare le uova, ha bisogno del fidanzato!

domenica 24 ottobre 2010

Ticking Bomb Scenario [TBS 01]

Lo scenario "Ticking Bomb" (bomba a orologeria) è un esperimento mentale basato su una situazione ipotetica che viene utilizzato per mettere in discussione il divieto assoluto di tortura.

Può essere descritto come segue:
Supponiamo che l'autore di un imminente attacco terroristico, destinato a uccidere moltissime persone, sia nelle mani delle autorità e che fornirà le informazioni necessarie per prevenire l'attentato solo se torturato. Sarà lecito torturarlo?
Nelle discussioni pubbliche, lo scenario è spesso trasformato in una domanda diretta, posta a chi affermi di essere contro la tortura. In questi contesti generalmente è personalizzato:
Supponiamo che tu sappia di un imminente attacco terroristico che ucciderà migliaia di persone e che puoi disporre dell'autore dell'attentato. L'unico modo per prevenire l'attacco è torturarlo: lo fai o no?

venerdì 22 ottobre 2010

Un posto in banca

(non lavoro in Unicredit, ma funziona così anche da me ed è una vergogna)

L'Unicredit si è impegnata con i sindacati a privilegiare le assunzioni dei figli dei dipendenti, purché la prole sia laureata e in grado di spiccicare un po' d'inglese. Si tratta di un progresso formidabile: in tante altre aziende, e non solo bancarie, i figli prendono il posto dei padri anche se sono dei perfetti caproni (con tutto che si può essere perfetti caproni con una laurea e un paio di «how are you»). Il lavoro come diritto ereditario è uno dei cardini del nuovo medioevo e, oltre alla Casta dei politici, oggetto di esecrazione collettiva, ci sono cento, mille caste con l'iniziale minuscola, ma anch'esse con un mucchio di figli da sistemare. La mobilità sociale è uno splendido argomento di conversazione, come la meritocrazia. Ma appena ci si siede a trattare con il datore di lavoro, l'orizzonte etico si riduce precipitosamente al solito familismo amorale: mio figlio prima di tutti, anche di chi è più bravo di lui (dopotutto, chi sarà mai più bravo di mio figlio?).

Uno studente che non ha genitori in banca si starà probabilmente chiedendo il senso delle sue fatiche e se non gli convenga piuttosto intentare una causa di paternità a qualche dirigente dell'Unicredit. E chi il genitore in banca ce l'ha - e però magari desidera diventare carpentiere, flautista o costruttore di macchinine per i plastici di «Porta a Porta» - finirà per tarpare le ali alla sua vocazione perché il privilegio esercita un'attrazione fatale a cui soltanto i puri di cuore e di intelletto (altrimenti chiamati «matti») riescono a sottrarsi.

(Massimo Gramellini,
Buongiorno)

Il commento di un lettore:

L'italiano è un essere meraviglioso. Da una parte riesce a trovare perfettamente naturale passare il proprio posto di lavoro (o azienda di famiglia) ad un perfetto idiota solo perché proprio figlio. Dall'altro riesce a lamentarsi con stupore ed ingenuità di trovare negli uffici e nelle aziende una pletora di incapaci.


mercoledì 20 ottobre 2010

★ Medici Contro la Tortura

Sono due volte che ho la fortuna di partecipare a un incontro con Andrea Taviani. La prima fu durante un corso di formazione di Amnesty International sulla Pena di morte e la seconda è stata venerdì scorso, alla Fondazione Europea "Constantin Dragan", per il conferimento del "Premio Italia Diritti Umani 2010".

Andrea è il presidente di "Medici Contro la Tortura", una associazione di volontariato che offre assistenza e cura alle vittime di tortura e di trattamenti infamanti provenienti da qualsiasi paese del mondo.

Per dire cosa mi ha colpito di più dei suoi interventi userò le sue stesse parole:
C'è un medico che sta compiendo una visita di routine, un elettrocardiogramma, un esame ginecologico o una visita odontoiatrica. Improvvisamente il paziente reagisce in maniera ingiustificata, diventa insofferente, cade addirittura nel panico. Per quale motivo quella persona si inalbera e mostra sofferenza? Forse perché è straniera? Capisce male la nostra lingua e non conosce le più normali procedure di una visita medica?
Non è così. Basta uno sguardo per rendersene conto. E allora perché? Alla fine, il medico capisce quel che non immaginava: credeva di visitare una persona straniera, emigrante, fuoriuscita; scopre una vittima della tortura. Basta un niente per farla ripiombare nel ricordo della violenza che un giorno le infersero. La tortura non rimane soltanto come un ricordo da incubo. È una memoria che resta incisa nel corpo.
Se si escludono i film che trattano l'argomento anche solo sfiorandolo, sicuramente quello della tortura non è un tema in cui ci si imbatte nella vita di tutti i giorni. A me per esempio è capitato di conoscere solo una persona vittima di tortura, nel 1990, quando visitai il Museo della Liberazione di via Tasso, ex-carcere della Polizia di sicurezza nei mesi dell'occupazione nazista di Roma. Il custode di allora portava ancora addosso i segni delle crudeltà a cui era stato sottoposto: condizioni di detenzione disumane, percosse, denti e unghie strappati.

Per aiutare in modo diretto chi è stato vittima di tortura servono competenze mediche. Ma il nostro contributo può essere anche indiretto, sostenendo economicamente questo gruppo di operatori sanitari che dalla seconda metà degli anni ottanta svolge un lavoro davvero encomiabile.

lunedì 18 ottobre 2010

Il giorno del giudizio

Ratzinger: Debeo dare vobis duram novam: phorse dovremus recare sacros libros in tribunale.
Cardinale: La Bibbia?! Il Vangelo? In tribunale? Perché? L'atesimo relativista e sacrilego... sceglie la via giudiziaria?
Ratzinger: Sed qualis evangelus! Quod dicit tibi cerebrum tuum?! Libri sacri sunt libri contabiles! Dare, habere, partitam duplam! Isti faciunt nobis mazzum!
Cardinale: Isti chi?
Guardia svizzera: Sta a senti'...
Ratzinger: L'Unione Europea. 'Sti cornuti hanno aperto un'inchiesta sull'Italia e sulle leggi che ci fanno sfangare l'ICI sugli immobili e in più ci fanno uno sconto del 50% sulle tasse per le scuole private, le cliniche, gli alberghi, nonostante il miliardo l'anno che ci passa lo Stato italiano con l'otto per mille.
Cardinale: Santità! Lei parla italiano!
Ratzinger: Quando si parla di cose serie si. Tuir.
Cardinale: Però questo è latino!
Ratzinger: È un acronimo! Testo Unico Imposta Redditi. Articolo 149, comma 3: gli enti ecclesiastici sono sempre e comunque non commerciali.
Guardia svizzera: Sa tutto! È 'na faina!
Ratzinger: Ci bastava mettere una madonnina di plastica nello sgabuzzino di un albergo a quattro stelle e ti saluto ICI.
Guardia svizzera: Mi' cognato c'ha 'na pensioncina vista mare a Torvaianica, magari 'o potesse fa' pure lui!
Ratzinger: Appunto. L'Unione Europea dice che così è disonesto e che è concorrenza sleale perché altri esercizi che pagano tasse e contributi sono penalizzati.
Cardinale: Perché, non paghiamo nemmeno i contributi?
Ratzinger: Sei scemo? Sono suore! Se il tribunale gli dà ragione, ci tocca pagare cinque anni di ICI arretrata per ogni immobile che abbiamo in Italia, più l'IRES non pagata.
Cardinale: E che è?
Guardia svizzera: 'A tassa sulle aziende! Mi' cognato è disperato!
Ratzinger: Sono miliardi veri!
Guardia svizzera: Capirai, se ce mettete pure i risarcimenti pe' tutti quelli che se so' inchiappettati chiudete bottega!
Suora: Un po' di rispetto!
Ratzinger: No, ha ragione, ci ritroveremo col liquidatore all'angelus! Benedico con la tiara pignorata! Speramus in divina providentia!
Cardinale: È latino!
Ratzinger: Ho detto che l'italiano lo uso per le cose serie: chiamate Berlusconi, bestemmia perdonata, volemosebbene, continueremo a sostenerlo, ma lui ci toglie dai coglioni 'sti stronzi di Strasburgo!
Guardia svizzera: Sempre che Tremonti nun s'accorge de quanti sordi so'...

(
Stefano Disegni, Il Fatto Quotidiano)

domenica 17 ottobre 2010

Saccheggiamo il Louvre!

«Parole, colori, luci, suoni, pietra, legno, bronzo appartengono all'artista vivente. Appartengono a chiunque sappia usarli. Saccheggiate il Louvre!»

(William Seward Burroughs)

venerdì 15 ottobre 2010

Reggie Clemons

Nel 1991, Reggie Clemons, un ragazzo afro-americano di diciannove anni, è stato condannato a morte in Missouri. Clemons era stato accusato di complicità nell'omicidio di due ragazze di razza bianca, Julie e Robin Kerry, decedute dopo essere state spinte da un ponte sul fiume Mississippi. Altri due ragazzi afro-americani sono stati condannati a morte per lo stesso reato e, nel 2005, una delle due sentenze è stata eseguita.

Reggie Clemons si è sempre dichiarato innocente. Il suo è un caso significativo per illustrare i difetti del sistema penale statunitense. Non esistono prove che colleghino Clemons al reato. La stessa accusa ammise di ritenere che non fosse stato Clemond a uccidere e che non avesse pianificato il reato. Dei due testimoni dell'accusa, Thomas Cummins, cugino delle due ragazze, confessò inizialmente di essere l'autore degli omicidi, ma quando furono identificati gli altri sospetti, le accuse contro di lui decaddero.

Il giorno in cui Clemons è stato condannato a morte, Thomas Cummins ha sporto denuncia contro la polizia, ricevendo un risarcimento di 150.000 dollari. All'altro testimone, Daniel Winfrey, co-imputato nel processo, è stata garantita una riduzione della pena in cambio della testimonianza contro Clemons e gli altri due ragazzi afro-americani.

La razza, in particolare quella della vittima, è un fattore determinante nello stabilire chi viene condannato a morte negli USA. In questo caso, le vittime e i due testimoni chiave sono bianchi, mentre i tre imputati condannati a morte sono afro-americani.

Reggie Clemons non ha mai confessato gli omicidi. Dopo aver subito pressioni e maltrattamenti da parte della polizia, ha dichiarato di aver stuprato una delle due ragazze. Successivamente, però, ha ritrattato la confessione, denunciando le violenze subite dai poliziotti. Anche gli altri due imputati hanno denunciato maltrattamenti da parte della polizia.

Quattro giudici federali hanno convenuto che la condotta dell'accusa è stata "illecita e violenta". Nell'arringa finale ha, infatti, paragonato Clemons a due brutali serial killer condannati a morte, nonostante la giovane età e l'assenza di precedenti penali a carico dell'imputato.

A Reggie Clemons è stata negata una difesa legale adeguata. L'avvocato che aveva assunto la sua difesa è stato sospeso dall'albo a causa delle numerose denunce presentate contro di lui; la sua assistente, all'epoca in cui rappresentava Clemons, lavorava a tempo pieno in un altro Stato. Il nuovo avvocato di Clemons ha dichiarato che nessuno dei due colleghi aveva la preparazione necessaria per affrontare un caso capitale.

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mercoledì 13 ottobre 2010

Troy Davis

Troy Davis, afro-americano, è stato condannato a morte per l'omicidio dell'agente di polizia Mark MacPhail, bianco, avvenuto nel 1989 a Savannah, Georgia. Troy Davis si è sempre dichiarato innocente.

Il processo si è basato interamente su deposizioni, rilasciate a seguito di pressioni esercitate dalla polizia, con notevoli incongruenze e successivamente ritrattate. Dei nove testimoni che hanno accusato Troy Davis, sette hanno cambiato la propria versione dei fatti denunciando pressioni da parte della polizia affinché firmassero dichiarazioni contro l'imputato. Degli altri due, uno è l'altro sospettato che ha consegnato Davis alla giustizia, e il secondo ha dichiarato di essere certo solo del colore della maglietta indossata dall'assassino. Non esiste un corpo del reato che lo colleghi al crimine e l'arma usata per l'omicidio non è mai stata ritrovata.

Troy Davis si trova nel braccio della morte da quasi venti anni, durante i quali è arrivato per ben tre volte a un passo dall'esecuzione, vedendosi negare ripetutamente la possibilità di presentare nuove testimonianze che avrebbero potuto scagionarlo dall'accusa di omicidio.

Il 17 agosto del 2009, la Corte suprema USA ha finalmente concesso a Troy Davis un'udienza probatoria che si è svolta dieci mesi dopo, il 23 e il 24 giugno 2010, dinanzi al giudice William Moore della Corte distrettuale del Sud della Georgia. Secondo la decisione della Corte suprema, lo scopo dell’udienza era di "ascoltare testimonianze ed effettuare accertamenti per stabilire se le prove, che non erano state ottenute al tempo del processo, potessero dimostrare chiaramente l'innocenza del richiedente". Troy Davis è un presunto colpevole e come tale ha l'onere di "dimostrare chiaramente la sua innocenza". L'udienza probatoria non è un nuovo processo nell'ambito del quale Davis potrebbe godere della presunzione di innocenza, lasciando allo Stato l'onere di dimostrare, oltre ogni ragionevole dubbio, la sua colpevolezza alla giuria.

Dopo aver ascoltato diversi testimoni, il giudice Moore ha ordinato allo Stato della Georgia e agli avvocati di Troy Davis di presentare le rispettive memorie entro il 7 luglio scorso. Il 24 agosto 2010, il giudice Moore ha stabilito che Davis non è riuscito a dimostrare chiaramente la propria innocenza, sebbene lo stesso giudice abbia anche ribadito nella sua decisione che è incostituzionale mettere a morte una persona innocente. Dal punto di vista legale, il caso di Davis è molto complesso ed è probabile che i suoi avvocati riescano a ricorrere in appello, nonostante la decisione del giudice Moore apra la strada alla possibilità che venga fissata in breve tempo una quarta data di esecuzione.

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lunedì 11 ottobre 2010

★ En passant

Automobile lungo la strada rallenta senza fermarsi in prossimità di un cassonetto il conducente lancia dal finestrino un pacchetto di sigarette vuoto ma non fa centro e prosegue come se niente fosse.

sabato 9 ottobre 2010

10 ottobre, Giornata mondiale contro la Pena di morte

La pena di morte è l'imposizione arbitraria e capricciosa di dolore e sofferenza.

La pena capitale è una profanazione dei principi di uguaglianza e libertà sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo (Articoli Uno, Due e Sette) e inoltre viola gli Articoli Tre e Cinque della stessa Dichiarazione: quelli che garantiscono il diritto alla vita e l'immunità dalla tortura e da ogni punizione crudele, inumana o degradante.

Il rispetto di questi diritti è un obbligo per tutti i paesi del mondo e non esiste situazione in cui possano essere ignorati.

La pena di morte, come la schiavitù e la segregazione razziale, viola il diritto all'uguaglianza perché crea una categoria di persone cui questo diritto è negato ancor prima di quello alla vita. Il diritto all'uguaglianza nel diritto alla vita non dipende dalla bontà d'animo dei governanti, né dai capricci di una maggioranza e, pur essendo un diritto individuale, la sua esistenza è una garanzia per tutti i membri della società. Questo è un diritto umano di cui tutti devono godere in qualunque momento. Qualcosa che appartiene ad ogni essere umano semplicemente perché egli è tale.

Lo Stato e la collettività non possiedono il diritto di vita e di morte. Unicamente gli individui possono, singolarmente o collettivamente, utilizzare la violenza in caso di estrema necessità per rispondere, in modo proporzionato, ad una minaccia concreta e attuale e solo per salvare vite. Il sistema giudiziario non si trova mai in questa situazione.

La pena di morte è un sacrificio umano, un assassinio perpetrato a sangue freddo, un omicidio rituale commesso in nome di tutti per rassicurare le paure di alcuni e rafforzare il potere di pochi: è una guerra dello Stato contro l'individuo. Essa è sempre un fatto politico. Non esiste distinzione fra delitti politici e comuni perché questa pena è la dimostrazione della potenza dello Stato. Che sia la segreta giustizia del re o il democratico linciaggio, il patibolo è sempre un simbolo di potere che non ci consente esitazioni. L'opposizione ad esso non può limitarsi ad un'accorta selezione dei casi e delle situazioni. Il patibolo non consente le furbizie del bene comune e della suprema necessità statale: davanti ad esso non possiamo essere neutrali.

L'esperienza di due secoli di abolizionismo ha dimostrato, oltre ogni ragionevole dubbio, che la pena di morte è priva di qualsiasi utilità e giustificazione. Non è un deterrente e non è di sollievo ai parenti delle vittime. Non è altro che una vendetta camuffata da retribuzione e la sua perversa suggestione imitativa brutalizza la società nel suo insieme.

La pena di morte è una violazione dei diritti umani e non può essere amministrata equamente. Colpisce di preferenza, se non unicamente, i deboli e gli indifesi. Uccide gli innocenti, i poveri, i pazzi, i minorati e gli appartenenti alle minoranze. La sua attesa è una tortura che può durare decenni.

La pena di morte è un'atroce lotteria e la sua imposizione assomiglia al lancio di una monetina. Solo un numero molto piccolo di presunti colpevoli è condannato al patibolo e un numero ancora più piccolo è ucciso. Non esiste un legame logico e coerente fra il delitto commesso e la pena che si va a scontare. Per delitti simili alcuni sono soppressi mentre altri se la cavano con poco o nulla.

L'imposizione di una sentenza capitale risente dei pregiudizi razziali, religiosi, sociali, politici ed economici della società che la applica, della vicinanza delle elezioni, dei titoli sui giornali, dello status sociale della vittima e dell'assassino, delle risorse a disposizione dell'accusa, arrivando all'assurdo della differente applicazione da un aula giudiziaria all'altra. Più che amore verso la vittima si mostra un odio molto selettivo nei confronti dell’assassino. Forse Abele è sempre Abele, ma certamente Caino non è sempre Caino.

La storia ha dimostrato che non è umanamente possibile tracciare quella sottile linea blu che divida chiaramente i delitti passibili di pena di morte da quelli che non lo sono e il concetto di chi "meriti di morire" cambia nel tempo e nello spazio. Comportamenti che oggi consideriamo sopportabili, normali, quando non encomiabili, sono stati e sono ferocemente repressi in altri tempi e luoghi. L'Inghilterra dell'800 impiccava ladruncoli e bambini. La libera espressione del pensiero, anche religioso, è stata ed è un'attività estremamente pericolosa, come la libera impresa. Comportamenti sessuali su cui non troviamo nulla da ridire sono stati e sono gravati di tremendi pericoli.

L'incarcerazione dell'innocente, o l'imposizione di una pena sproporzionata, sono drammi che affliggono ogni sistema giudiziario, ma il solo sospetto di uccidere un innocente, o il non colpevole di un reato capitale, dovrebbe essere ragione più che sufficiente per giustificare l'abolizione del patibolo. Inoltre le alternative alla pena di morte sono già previste dal diritto e quotidianamente applicate in tutti i paesi.

La sospensione delle esecuzioni è un palliativo, perché le condizioni del braccio della morte sono una tortura sovente omicida. Lo stesso ergastolo, se non è illuminato da una sia pur lontana speranza di redenzione e libertà, diventa una ghigliottina secca.

Abolire la pena di morte non significa necessariamente rispettare i diritti umani, come del resto questo rispetto non è dato dalla presenza di un sistema democratico. Abolirla significa piuttosto riconoscere la dignità inerente ad ogni essere umano, i sui diritti eguali e inalienabili e, allo stesso tempo, applicare la giustizia nel suo significato più alto, accettandone l'incoerenza e la fragilità. La sua abolizione è una garanzia di libertà e umanità.

(Alessia Bruni, Cristiana Bruni, Claudia Caroli, Claudio Giusti)

venerdì 8 ottobre 2010

I meriti della Chiesa cattolica

Sulle ultime prese di posizione delle gerarchie vaticane, ridicole e ipocrite come gran parte di quelle che le hanno precedute, si è già scritto tanto. Voglio aggiungere una frase di Gianni Vattimo, che personalmente condivido in toto:

"La vicenda di Eluana Eglaro dimostra che la Chiesa cattolica come istituzione non è riformabile, merita solo di essere distrutta".

mercoledì 6 ottobre 2010

Farmaci letali

Hospira è una casa farmaceutica statunitense che produce, tra le varie cose, i tre medicinali usati per praticare le iniezioni letali. L'azienda ha inviato una lettera a tutti gli Stati dell'Unione invitandoli a interrompere l'uso dei propri farmaci per le esecuzioni capitali.

Il giornale "The Dispatch" dell'Ohio ha ottenuto una copia della lettera. In
essa, il vice presidente di Hospira Dr. Kees Groenhout dichiara:
Hospira produce questi farmaci per migliorare o salvare vite e li vende esclusivamente per lo scopo indicato sulle rispettive etichette. Pertanto non supporta l'uso di nessuno di essi nelle procedure di esecuzione capitale.

martedì 5 ottobre 2010

La fatica di essere diversi

"Dorian," esclamò Hallward, "non è questo il problema. In Inghilterra ci sono moltissime cose che non vanno e la società inglese è completamente sbagliata. Ma proprio per questo vorrei che tu fossi diverso".

(Oscar Wilde, "Il ritratto di Dorian Gray")

domenica 3 ottobre 2010

★ Non rassegnatevi al male

Forse qualcuno ci ha fatto l'abitudine e nemmeno lo nota più, ma anche oggi, per l'ennesima volta, i TG nazionali aprono con la visita del Papa in giro per l'Italia.

A parte la consueta ovvietà delle dichiarazioni che ha rilasciato, è davvero triste vedere come un'intera nazione, che dovrebbe prendere a riferimento la laicità, si genufletta senza spirito critico di fronte a un simbolo indiscutibile di malaffare e ipocrisia.

La cosa avvilente è che anche i quotidiani iniziano ad accodarsi a questa pratica: mentre scrivo, repubblica.it, corriere.it, lastampa.it e FQ pubblicano la foto del Pontefice in cima alla propria pagina web; unità.it riserva all'evento lo stesso spazio che lascia alle dichiarazioni del Presidente della Repubblica, allo sciopero degli operai Fincantieri, al ventennale della riunificazione della Germania.

Il padrone della televisione, tra mignotte e bestemmie, ha molto da farsi perdonare, ma gli altri? O volete venirmi a raccontare che "Non rassegnatevi al male" è una notizia?

sabato 2 ottobre 2010

Trote con gli occhi a mandorla

La Corea del Nord ha diffuso per la prima volta una foto di Kim Jong Un (a sinistra nella foto), terzogenito dell'attuale leader Kim Jong Il. La pubblicazione dell'immagine sull'agenzia stampa ufficiale Kcna viene vista come un nuovo segnale della designazione del giovane come erede politico del padre 68enne, la cui salute appare fragile. Il giovane Kim viene ritratto in una foto di gruppo, seduto alla destra di suo padre, assieme ad altri dei leader nordcoreani che hanno partecipato al recente congresso del Partito dei Lavoratori. Finora non erano state diffuse foto del 27enne Kim Jong Un da adulto.

venerdì 1 ottobre 2010

Senatori


"[Fini] fonderà un partito, speriamo che abbia già ordinato le kippah con le quali si presenteranno".

(Giuseppe Ciarrapico, Senatore della Repubblica Italiana, Palazzo Madama, 30 settembre 2010)