giovedì 30 settembre 2010

Le parole per dirlo/3

"Lei non è un presidente del Consiglio, ma uno stupratore della democrazia".

(Antonio Di Pietro rivolto al ducetto di Arcore, Montecitorio, 29 settembre 2010)

martedì 28 settembre 2010

Il mercato del Transatlantico

Come funziona il mercato da Transatlantico nel reame di Silvio Berlusconi, laddove tutto ha un prezzo, tutto una ricompensa? Lo ricostruiamo attraverso la storia di due oscuri peones, ligi ex onorevoli del Nord-Est. Transitati dalla Lega al gruppo misto nella passata legislatura, alla fine del 2006, nel pieno del biennio ballerino del governo Prodi. Quando ogni singolo senatore diventa determinante per la tenuta dell'esecutivo e in tanti vengono contesi, corteggiati, lusingati. In qualche caso forse convinti con ragioni a cinque zeri.

Dopo aver rotto con la Lega in Friuli per beghe locali, Marco Pottino, allora deputato, classe '74, e Albertino Gabana, allora senatore, classe '54 (entrambi di Pordenone) dopo un anno di navigazione a vista nel gruppo misto, vengono "convertiti" a fine 2007 al credo berlusconiano. Per essere acquisiti infine al gruppo forzista. Sono le settimane in cui l'esecutivo del Professore già vacilla. E il senatore Gabana in più di un'occasione vota con quella maggioranza, in un Palazzo Madama trasformato ormai in una casbah. Poco influente Pottino a Montecitorio, ma strategico Gabana per tentare la spallata. I due però camminano insieme. Inseparabili. I messi del Cavaliere sanno che il "pacchetto" va acquisito in tandem. Entrambi vengono avvicinati, lusingati, compiaciuti. Elio Vito, attuale ministro dei Rapporti con il Parlamento - rivela in particolare Pottino nel colloquio telefonico con Repubblica - è il più convincente.

La contropartita? Dentro il Pdl raccontano come in quegli ultimi giorni della Pompei prodiana, Berlusconi chieda all'alleato Bossi il via libera per tentare l'operazione aggancio. E di come la manovra sia stata accordata dal Senatur, a patto che i due "ex" del Carroccio non vengano poi rieletti. Clausola che il Cavaliere, o chi per lui, mette subito in chiaro ai due, nel momento in cui viene prospettato il passaggio e la fittizia candidatura alle successive politiche (poi precipitate da lì a tre mesi). Ma allora che interesse avrebbero avuto i peones ad accettare l'offerta? Transitare per poi perdere il seggio? È qui che scatta la rete di protezione. La garanzia per entrambi, qualora non eletti, di mantenere comunque lo status economico da parlamentare, magari con una consulenza ad hoc.

I fatti. Succede che, alle Politiche del 2008, tanto il giovane Pottino quanto il cinquantenne Gabana vengono candidati insieme alla Camera, lista Pdl, collegio del natio Friuli. Puntualmente non la spuntano: risultano primo e secondo dei non eletti. E accade che nel dicembre 2008, pochi mesi dopo l'inizio della legislatura, entrambi stipulino due distinti "contratti di lavoro a progetto" con il gruppo Pdl di Montecitorio, "in persona del suo presidente, Fabrizio Cicchitto", con tanto di firma in calce. Durata (art. 5 del contratto): a partire dal gennaio 2009 e "fino al termine della XVI legislatura". Compenso (art. 6): "Complessivi 120.516 euro annui al lordo delle ritenute", da corrispondere "in dodici rate di 10.043 euro". Né più né meno che l'indennità sommata alla diaria di cui godono gli onorevoli. Mancano all'appello solo i quattromila del rimborso spese per portaborse. Bingo! Professionisti da gratificare per i servigi e la dedizione, consulenti meritevoli ("Considerevoli esperienze professionali nell'ambito delle comunicazioni istituzionali" è l'identica motivazione nei due contratti), da impiegare al gruppo. Il tutto, con soldi pubblici, i budget messi a disposizione dalla Camera, quattrini del contribuente.

(Carmelo Lopapa)

giovedì 23 settembre 2010

Fermato a Roma anziano provocatore: sventolava il tricolore

Dopo il fermo a Venezia di alcuni provocatori che disturbavano una cerimonia della Lega Nord con l'ostentazione della bandiera italiana, un altro pericoloso provocatore è stato identificato ieri a Roma. Si tratta di G. N., 85 anni, colto in flagrante della forze dell'ordine mentre sventolava una bandiera tricolore.

"Si tratta di un chiaro sberleffo alle forze del nord", dice un funzionario della questura, confermando che sull'anziano provocatore sono in corso indagini. "Abbiamo scoperto che ha esposto la bandiera italiana anche sulla sua residenza romana - conferma un altro responsabile della sicurezza - e questa è una provocazione intollerabile. Dove crede di essere, in Italia?".

Per ora dal mondo politico non sono giunti commenti, ma un'inattesa apertura arriva dalla Lega: "Non abbiamo niente contro la bandiera italiana, a patto che si tolgano la parte bianca e quella rossa", ha detto in mattinata Calderoli dal suo letto all'ospedale di Varese dove sta curando un'intossicazione. "Sto bene - ha detto - certo quando Bossi mi ha versato in testa l'acqua del Po ho temuto di morire, visto quello che tanti bravi industriali padani versano nel fiume per non poagare gli impianti antinquinamento".

Tornando alla provocazione dell'anziano G. N., i toni si fanno più aspri. Durante una diretta a Radio Padania, l'umore degli ascoltatori è risultato decisamente alterato: "Vedere sventolare il tricolore ci offende come padani - ha detto un militante. Di questo passo cosa vorranno da noi, che paghiamo le tasse? Le multe sulle quote latte? O addirittura che impariamo l'italiano?".


Il segretario della Lega Nord, Umberto Bossi, richiesto di un commento, ha detto solo "viva la Padania" con un rutto. Il ministro degli interni Roberto Maroni è intervenuto sulla vicenda: "Data l'età del provocatore non abbiamo preso provvedimenti drastici, starà agli arresti domiciliari e mangerà polenta per sei mesi. Ora scusate, devo andare. Devo accertarmi che i nostri amici libici sparino solo sui migranti e non su pescatori, anche se pur sempre siciliani". Il ministro è anche intervenuto sulle polemiche suscitate dal simbolo della Lega Nord nella scuola statale di Agro (Brescia): "Capisco lo sconcerto - ha detto - per ora possiamo mettere il sole delle alpi solo sui banchi, ma ci stiamo attrezzando per tatuarlo sulle chiappe degli studenti più meritevoli".

(Alessandro Robecchi)

martedì 21 settembre 2010

Falso!

Secondo l'on. avv. Giuseppe Consolo, pregiato acquisto finiano, intervistato dal Pompiere della Sera, "in un Paese civile, al pari di quanto avviene in altri Paesi europei, sarebbe giusto uno scudo per il premier e i ministri". Non precisa, l'On. Avv., in quali "altri Paesi europei" vigerebbe questo "scudo", forse perché esso non esiste in alcun paese europeo, e nemmeno extraeuropeo.

Ma questo buontempone del diritto, e soprattutto del rovescio, ha in serbo un'altra fraccata di balle da Guinness dei primati: "Berlusconi è stato raggiunto da cento processi" (falso: sono diciassette), "al termine della gran parte dei quali è stato assolto con formula piena" (falso: solo in due casi), "tranne qualche prescrizione" (falso: sono sette), "a cominciare dal famoso avviso di garanzia del '94" (falso: era un invito a comparire), "recapitato a Napoli" (falso: a Roma), "durante il G8" (falso: conferenza internazionale sulla corruzione), "per cui si è dovuto dimettere da premier" (falso: la Lega lo sfiduciò contro la riforma delle pensioni) "e che si è risolto in una bolla di sapone" (falso: assoluzione per "insufficienza probatoria" grazie alla falsa testimonianza prezzolata di Mills).

(Marco Travaglio)

domenica 19 settembre 2010

★ De Parpuzio [GdR 02]

Mi fa sempre un certo effetto scoprire che alcune idee che ho per la testa sono state formalizzate e hanno pure un nome. È questo il caso di Parpuzio.

Come dicevo tempo fa, ho iniziato a giocare di ruolo nel 1987 e dopo un'infatuazione per D&D durata quasi un lustro ho preso a guardarmi intorno per vedere se ci fossero altri sistemi e ambientazioni interessanti. Da appassionato lettore di Lovecraft, la prima scelta è caduta su "Il richiamo di Cthulhu", tradotto di fresco dalla Stratelibri del compianto Ingellis. Al di là dell'ambientazione, tanto affascinante quanto complicata da gestire per via delle numerose relazioni col mondo reale contemporaneo, il primo scoglio da superare sono state le meccaniche, totalmente diverse da quelle della scatola rossa (seppure arricchita con varianti prese dai Gazetteer e dalle immancabili house rules). Da lì a sfogliare i manuali di AD&D, Stormbringer e GiRSA il passo è stato breve, ma l'esperienza ha portato con sé una riflessione: perché queste regole così differenti? Cosa cambia di fatto tra un gioco e l'altro, se non l'ambientazione? È realmente diverso tirare un dado da venti, uno da cento o estrarre una carta? Osservazione rafforzata dalla conoscenza di altri sistemi come GURPS o meglio ancora Sine Requie, che sfrutta i Tarocchi e in modo particolarmente intrigante gli Arcani Maggiori.

Visto che già all'epoca avevo individuato il mio interesse per i giochi di ruolo principalmente nella creazione di una bella storia, ho pensato di scrivere un regolamento veramente leggero a mio uso e consumo, soprattutto per coinvolgere giocatori non assidui o amici profani. Quello che è uscito fuori, un oggetto molto funzionale ai miei scopi, era qualcosa di simile a The Window: descrizioni a parole tradotte in un dado e orientamento a gestire le situazioni senza lanci. Se non ricordo male era basato su sole quattro caratteristiche, Mente, Fisico, Metafisico e Fortuna, che è tutto dire.

Successivamente, trascinato da due gruppi in altrettante campagne di D&D 3.0 (una come DM e l'altra come giocatore), mi sono davvero goduto le sessioni, rese avvincenti dall'approccio delle persone più che da altro, ma la mia perplessità sui regolamenti è rimasta. Tanto che alla proposta di passare a D&D 3.5 o 4.0 ho declinato o storto il naso, non vedendone alcuna necessità.

Ho divagato. Quello che volevo dire è come, negli ultimi anni, a questo Unico Gioco Sempre Uguale sia stato dato un nome: Parpuzio. Formalmente, su alcuni forum di appassionati, è stato definito così:

Il Master dice cosa i personaggi vedono, sentono, percepiscono. I giocatori dicono al Master cosa vogliono fare i personaggi. Il Master dice loro come provarci (tirare dadi, scegliere carte, parlare in character, spendere punti - il metodo usato volta per volta è a discrezione del Master stesso, anche se generalmente manuali diversi consigliano sistemi diversi). Dopo che hanno tentato, il Master dice loro se ci riescono o meno, narra cosa succede e descrive le conseguenze.

Chiedo venia, non conosco l'ideatore della definizione, la vedo spesso citata senza capire esattamente chi sia l'autore, ma la trovo particolarmente calzante.

venerdì 17 settembre 2010

La rivoluzione degli autori Mondadori

Ci sono due autori che ho letto molto negli ultimi mesi, Valerio Evangelisti e Chuck Palanhiuk. Vorrei prenderne altri dei loro libri, ma al pensiero che sono editi da Mondadori, il cui proprietario è il ducetto di Arcore, mi viene l'orticaria: e chi lo vuole finanziare? Mi era sembrata davvero una buona idea quella di Mancuso, ma siccome non sono un punto esclamativo ho trovato nelle parole di Antonio Pennacchi la critica più efficace - e divertente - a questo atteggiamento:

"Dice: "Ma questo è matto, ma come gli è saltato in mente di mandare in quel posto don Gallo?". Be', a parlare dopo sono buoni tutti. Bisogna vedere prima, però, quello che ha fatto o detto don Gallo. Adesso dice che sono un tipo simpatico e lo ringrazio. Pure lui – fino a qualche giorno fa – stava simpatico a me. Ma è lui che aveva espresso di fatto un giudizio morale negativo su di me e su chiunque altro continuasse ancora a pubblicare con Mondadori. Lui in realtà – aveva detto – non se ne era accorto subito, aveva peccato anche lui, pubblicando pure lui coi reprobi. Poi però sull'avviso ce lo aveva messo un angelo – il padre spirituale suo, Beppe Grillo – telefonandogli una mattina presto: "Ma che stai a fa'?" (è così che funzionano le annunciazioni oggi). E allora lui lì se ne è accorto, s'è pentito, e con Mondadori non pubblicherà mai più, perché – dice – non paga le tasse, e lo stesso dovrebbero fare tutti quelli che ci pubblicano, se davvero hanno a cuore gli interessi del Paese. "Pensi a chi evade le tasse, Pennacchi" dice don Gallo. Ci penso, don Ga', ci penso. Ci penso da una vita – vita che ho passato soprattutto in fabbrica – pagandole ogni mese in busta paga e pagandole adesso regolarmente sui miei diritti d'autore. Sapesse quanto ci penso e ci ho pensato, soprattutto a quelle che non paga la chiesa sull'Ici. Com'è, quando gli sconti Berlusconi li fa a voi, allora vanno bene? Quando invece se li fa a sé stesso, ci debbo pensare io? Fammi capire, don Ga': non lo ha risolto Prodi in quattro anni di governo il conflitto d'interessi, e adesso vuoi che te lo risolva io? La Rivoluzione ve la debbono fare – da soli – gli autori Mondadori? E i Padri della Patria chi sarebbero a questo punto, Rizzoli e Feltrinelli? Paolo Mieli premier? Don Ga', se tu non lo sai, queste a casa mia sia chiamano contraddizioni in seno alla borghesia. Io sono proletariato. È un'altra cosa. Io faccio lo scrittore, don Ga'. Scrivo i libri. E sono responsabile di quello che scrivo. Se non ti piace ciò che scrivo, hai tutto il diritto di dirmelo, ci mancherebbe altro. Ma solo di quello, però, non altro. Quando stavo in fabbrica non t'è mai venuto in mente di dirmi che ero responsabile anche di quello che poi faceva il padrone mio. Perché dovrei esserne responsabile solo adesso e solo io, e non magari pure l'operaio, il redattore o lo stampatore di Mondadori? Ci licenziamo tutti allora e andiamo tutti da Rizzoli, toccando ferro e facendo le corna, nel caso magari che anche lì non paghino le tasse? Ma che ti dice la capoccia, don Ga'? Io – come allora – rispondo della mia produzione e basta. Si chiama economia di mercato. Divisione del lavoro. Capitalismo. Io sto dall'altra parte. Proletariato. Porto il frutto del mio lavoro al mercato e lo vendo – derubato sempre (si chiama plusvalore) – a chi lo compra. Sono un lavoratore come gli altri. E a me tutti gli altri editori non m'hanno voluto. Rizzoli e Feltrinelli – tanto per non fare nomi – i miei libri me li hanno rifiutati più volte. Mo' che debbo fare, don Ga': me li debbo venire a pubblicare al ciclostile della parrocchia tua? Dice: "Vabbe', ma che c’entra: quello è stato prima, mo' che hai vinto lo Strega ti pubblicano di corsa tutti quanti". Eh no, troppo comodo – oltre che a casa mia si chiamerebbe "infamità" – mo' se ne vanno loro in quel posto, se mi permetti, e ci vanno, per me, con tutte le scarpe. A me da Mondadori – oramai – mi debbono cacciare solo con il manico della scopa. Sennò non me ne vado, don Ga'. Mi lego con le catene. E voi piangete quanto vi pare. Ciao, e amici come prima. Anzi, pure più di prima per me, se vuoi.

P.S.
Rispetto al Conte "chierichetto" di don Gallo però – che prima mi riempie d'insulti, poi dice che avrei vinto il premio Strega "solo grazie alla forza d'urto di Mondadori", e infine ammette candidamente di non avere letto il libro, che per inciso si chiama Canale Mussolini – che cosa dire, poverino? Ma stai zitto, no? Che parli a fare? Leggiti almeno il libro, prima. Dì che non ti piace. Come fai sennò a poter sostenere che ho "miracolato" lo Strega, senza neanche averlo letto? Poi dice che non ci sono più i chierici di una volta, e gli Strega gli tocca di vincerli agli operai. Altro che "forza d'urto di Mondadori", beato a te. Qui al contrario, sotto l'usbergo dell'opposizione a Berlusconi – che se mi si permette è pure battaglia mia – qui è in atto una classica guerra di mercato tra gruppi editoriali contrapposti (contraddizione in seno alla borghesia, appunto), condotta attraverso una vera e propria campagna di intimidazione ai danni degli autori Mondadori. È questo che è ignobile, caro il mio "chierichetto". Battiti il petto – se hai onestà intellettuale – e prega Mea culpa".

mercoledì 15 settembre 2010

★ Zoccoli duri

Prima delle ferie estive, la ONG con cui collaboro ha indetto una riunione per parlare della crisi dell'attivismo. Dati alla mano infatti, negli ultimi anni c'è stato un netto calo sia delle new entry, sia dei soci che continuano la loro cooperazione.

Credo di non sbagliare di molto se dico che il 99% degli attivisti sono volontari, lo staff a libro paga è davvero esiguo tanto in Italia quanto nel mondo. Ciò però non toglie che fra queste persone vi siano professionisti di varia estrazione - me compreso - che se opportuno mettono le proprie capacità a disposizione di tutti. Insomma, la conclusione delle analisi effettuate da più parti è stata la seguente: fra le cose che scoraggiano l'attivismo ce n'è una a cui davvero non avevo pensato, e cioè la presenza degli zoccoli duri all'interno dei vari gruppi. Attenzione, non parlo di capetti malati di protagonismo: si tratta bensì di persone che per vari motivi (disponibilità, particolare interesse, etc.) tendono a occupare - del tutto legittimamente - dei ruoli all'interno dell'associazione da molto tempo. Pare che il nuovo attivista, quando entra in un gruppo, percepisca che senza di lui tutte le cose vanno avanti lo stesso e questo lo demotiva perché in qualche modo ne limita il coinvolgimento.

Il ragionamento, mutatis mutandis, è estendibile alla classe dirigente italiana: abbiamo cariatidi incollate alle poltrone che gestiscono la nostra vita come se non ci fossero alternative, come se fossero dei luminari di cui è impossibile trovare degni sostituti. Questo, oltre che segno di arroganza, è oltremodo falso: l'esperienza è un valore, ma la bravura e le competenze non sono proporzionali all'età, anzi spesso capita il contrario. Insomma, cari dirigenti che non prendete una decisione manco a pagarvi, cari politici che non amministrate se non per tornaconto personale, vi togliete dai piedi o dobbiamo aspettare che la Nera Mietitrice vi si porti via?

lunedì 13 settembre 2010

Il teatro dei pupi

Uno scioglimento anticipato della legislatura che avvenisse entro ottobre per poter votare prima della fine dell'anno, interromperebbe la sessione di bilancio dedicata all'approvazione della legge finanziaria. Il bilancio dello Stato andrebbe in esercizio provvisorio e ci resterebbe fino all'entrata in carica di un nuovo governo, il che significa da ottobre fino a febbraio nel migliore dei casi.

Tremonti sa, come tutti noi sappiamo, che quei quattro o cinque mesi di esercizio provvisorio sarebbero un pascolo pingue per la speculazione internazionale contro i titoli pubblici italiani e contro l'euro e aprirebbero nelle maglie di Eurolandia un buco ben più grave del temuto "default" della Grecia.

In una tardiva dichiarazione di mercoledì scorso finalmente anche Tremonti ha dichiarato di esser contrario allo scioglimento anticipato. Ha aspettato che lo dicesse Bossi. Non è proprio questo un teatro dei pupi?

(Eugenio Scalfari, repubblica.it)

venerdì 10 settembre 2010

★ GiocaRoma 2010

La prima volta che ho partecipato a una Convention di giochi a Roma è stato nel 2005 a Corviale. Si trattava della seconda edizione della fnordcon, dove ho cercato di rivivere le emozioni provate a LuccaGames. All'epoca avevo una lunga esperienza nei Giochi di Ruolo e in qualche Gioco di Carte, ma di Boardgames ne conoscevo ben pochi. Nonostante questo ho passato due pomeriggi molto belli, respirando un'aria magica e molto diversa da quella di Lucca, dove l'aspetto commerciale surclassava quello amatoriale e ludico.

L'anno successivo la manifestazione si è svolta dalle parti di via del Tintoretto e ha iniziato a chiamarsi GiocaRoma. Non ho davvero idea di come (e se) fossero mutati i rapporti di forza tra le varie associazioni organizzatrici, ma il cambiamento di nome è stato accompagnato da un salto di qualità notevole da vari punti di vista: quantità di eventi, varietà dei giochi, professionalità dello staff, bellezza della location. Non ultima, la presenza di alcuni stand per la vendita.

GiocaRoma è sempre stata gratuita e auto-organizzata. Dopo aver goduto per ben due anni degli sforzi di tante persone disponibili, ho pensato di dar loro una mano offrendomi di collaborare per quanto mi fosse possibile. Così, dal 2007 (la volta di Capannelle, altra due-giorni riuscitissima), faccio parte dello staff della Segreteria, dove ci si occupa dell'accoglienza e della prenotazione agli eventi: ho ben un giorno e mezzo per giocare e mezza giornata per dare il mio piccolo contributo a una manifestazione ludica davvero notevole.

GiocaRoma 2010 si svolge al Centro Sportivo Tellene, già collaudato con successo lo scorso anno: tutte le informazioni sono sul sito, compreso un brillante video per raggiungere il posto. Se qualcuno volesse venirmi a trovare sarò in segreteria sabato 11 dalle 14 alle 18 e avrò un fantastico badge con su scritto "CoB". Se invece volete solo giocare ce n'è per tutti i gusti, dai Giochi di Ruolo ai Boardgames, dai Giochi di Carte ai Wargames, e chi più ne ha più ne metta!

giovedì 9 settembre 2010

★ Chiosa

Martedì sera, intervistato da Mentana, Fini ha detto:

"Faccio una previsione: il presidente Berlusconi e il Ministro Bossi non saliranno al Colle per chiedere le mie dimissioni perché, se lo facessero, dimostrerebbero al mondo di essere degli analfabeti da un punto di vista di conoscenza del Diritto Costituzionale e del Diritto Parlamentare. Perché, Costituzione della Repubblica alla mano e Regolamento della Camera alla mano, tutti sanno che non si chiedono le dimissioni del Presidente della Camera o il Presidente del Senato, perché nessuno ha il potere di chiedere le dimissioni e nessuno ha il potere di indurre quelle dimissioni, men che meno il Capo dello Stato".

Io avrei aggiunto: "Attaccatevi al cazzo".

martedì 7 settembre 2010

Le parole per dirlo/2

Volevo scrivere la mia impressione sulle contestazioni a Dell'Utri e Schifani dei giorni scorsi, ma ci ha pensato Travaglio su FQ:

"La vera rivoluzione nell'informazione sarebbe pubblicare le notizie dall'estero di fianco a quelle dall'Italia e lasciare ai cittadini il confronto. Sabato, a Dublino, Tony Blair è stato sommerso di uova, scarpe e bottiglie di plastica mentre presentava il suo libro di memorie, la boiata pazzesca in cui si pente di aver abolito la caccia alla volpe ma non di aver sterminato centinaia di migliaia di persone in Iraq e Afghanistan col suo degno compare Bush. I contestatori gli urlavano slogan in dolce stilnovo: "Blair ha mentito, milioni sono morti", "Condannatelo per genocidio", "C'è sangue sulle tue mani", "Ehi, Tony, quanti bambini hai ammazzato oggi?". Lui non ha fatto una piega, a parte tentare di scansare gli oggetti che gli piovevano addosso. E nessun'autorità britannica si è sognata di urlare allo "squadrismo" e al "fascismo". Anche perché contestare i potenti è tipico delle democrazie".

domenica 5 settembre 2010

★ Castle Amber [RVWS 02]

Genere: Modulo d'avventura
Autore: Tom Moldway
Anno: 1981
Lingua: inglese (tradotta anche in italiano)
Pagine: 36.

"Castle Amber" è uno dei cinque moduli della serie Expert che hanno avuto la fortuna di vedere la luce anche in lingua italiana ("Il Castello degli Amber"). Purtroppo però nella traduzione della Editrice Giochi sono scomparsi una interessante bibliografia e le regole per pronunciare correttamente i nomi dei PNG.
Concepito per 6-10 personaggi di 3°-6° livello, è ambientato in una dimensione parallela di Mystara. Le vicende si svolgono principalmente all'interno di un vasto castello e nella remota terra di Averoigne, quest'ultima originariamente descritta nelle opere letterarie di Clark Ashton Smith.

I nostri eroi sono in viaggio verso Glantri City in cerca di avventura. Dopo l'ennesima notte passata all'addiaccio, invece di risvegliarsi sulla collina dove si sono accampati la sera prima, si ritrovano in un sontuoso salone.
Delle due grandi porte che consentono di lasciare la stanza, quella che conduce all'esterno rivela un destino ineluttabile: l'edificio che li ospita è completamente avvolto da una nebbia venefica e per trovare una via di uscita i personaggi saranno costretti ad addentrarsi nel castello.
Stanza dopo stanza avranno modo di conoscere la famiglia Amber al completo, una masnada di maghi caratterizzati da personalità che sfumano dall'eccentrico al folle, e di scoprire gli indizi per spezzare l'incantesimo che li costringe in quel luogo alieno e bizzarro. Tornare nel proprio mondo comunque non sarà facile: dopo aver esplorato il castello infatti dovranno ancora vagabondare per Averoigne, una regione completamente sconosciuta del mondo di Laterre dove si troveranno ad affrontare ben quattro quest prima di potersi misurare con la prova finale.

Tutti i contenuti sono divisi in sette parti appiattite su un solo livello (incluse "Introduzione" e "Nuovi mostri"). Visto l'abbondare di piccole missioni che si aprono come scatole cinesi forse sarebbe stato più utile prevedere tre macro-capitoli (uno per il castello, uno per Averoigne e uno per la tomba di Stephen Amber) se non altro per indicare al DM in modo chiaro ed efficace la collocazione spazio-temporale degli eventi principali.
La copertina, che ospita la pianta del primo livello del castello, è disegnata da Erol Otus e raffigura uno dei mostri con cui i PG, purtroppo per loro, dovranno confrontarsi. Il resto delle mappe è posto all'interno dello scenario, inclusa una pergamena da fotocopiare e consegnare ai giocatori.

Molti adorano letteralmente Castle Amber che però, per diventare un'avventura giocabile senza scendere nel grottesco, necessita di un considerevole lavoro da parte dell'arbitro di gioco. Il DM infatti deve impegnarsi almeno su due livelli: colmare le lacune del modulo (che per la mole di contenuti e spunti avrebbe potuto tranquillamente rappresentare una vera e propria campagna) descrivendo intere città, paesi e background dei personaggi chiave; armonizzare la nutrita schiera di PNG e mostri che popolano il castello, eventualmente sfoltendo le comparse, in modo da restituire un minimo di coerenza e credibilità al tutto.

Come già accennato, lavorare per conferire al modulo lo status di campagna sicuramente regalerebbe tante soddisfazioni sia ai DM che ai giocatori: sostituire Averoigne con un dominio di Ravenloft potrebbe aggiungere un ulteriore tocco di atmosfera e affrancare il DM da un bel po' di fatica.

venerdì 3 settembre 2010

La tragedia di un uomo ridicolo

Immaginiamo un elettore del mitico Nord-Est, con la sua bella partita Iva, la sua villetta, il suo capannone, i suoi chiavistelli anti-rapina, la sua ronda padana anti-negher, il suo fazzoletto verde al collo o nella pochette, i suoi poster di Calderoli e Borghezio, insomma le sue radici cristiane. E proviamo a immedesimarci nei suoi pensieri alla vista del beduino travestito da dittatore dello Stato libero di Bananas che insegnava la storia del colonialismo e la teologia islamica e pure cristiana a ministri imbalsamati, noti prenditori e banchieri con le pezze al culo e al suo omologo italiota, accasciato e assopito sul trono imperiale mentre persino i cavalli berberi, per non parlare di quelli dei carabinieri, davano segni di impazienza.

Avrà pensato, sentendolo chiedere altri cinque miliardi all'anno dall'Europa e minacciare in caso contrario l'invasione islamica, di essere stato preso per i fondelli dal Pdl? Avrà deciso di smettere di votare per questi impostori? Avrà provato un fugace desiderio di una destra normale, presentabile, sobria, allergica a certe sceneggiate? Macché. Chi dovrebbe informare e far riflettere questa brava gente, cioè i giornali di centrodestra, è troppo impegnato a giustificare persino il Berlusgheddafi Show.

Titoli de Il Giornale: "Gheddafi? Per la sinistra era un fratello", "Perché bisogna fare affari con il Colonnello", "Berlusconi: Con la Libia si è chiusa una ferita".

Titoli di Libero: "Silvio nella tenda: Sto lavorando per l'Italia", "La Libia è meno terrorista per merito dell'Italia" (il concetto di "meno terrorista" ricorda quella fanciulla "un po' incinta"), "È un'alleanza necessaria per uscire dalla morsa cinese" (sic).

Dunque, malgrado gli sforzi del Cammelliere, ci terremo il Cavaliere senza nemmeno riderci su. E lui si prepara a nuovi e decisivi appuntamenti politici: il lancio del nuovo album scritto a quattro piedi con Apicella (tredici canzoni d'amore in napoletano, titolo ancora coperto da segreto di Stato) e il "processo breve" per non finire in galera.
"Voglio andare in tv – annuncia – e spiegare agli italiani la mia odissea giudiziaria, non voglio fare la fine di Craxi". Tanto per farci capire che anche lui è colpevole. Grazie, l'avevamo intuito.

(Marco Travaglio)

mercoledì 1 settembre 2010

Gheddafi a Roma

Dunque, riassumendo: un vecchio porcello ridicolmente pittato, cammuffato e truccato come un guitto da avaspettacolo, diventato milionario a spese dei propri connazionali attraverso oscure connections, incapace di tollerare anche la minima opposizione alla propria stizzosa prepotenza, dotato di televisioni e giornali sotto controllo governativo che cantano la sua gloria e azzannano i suoi avversarsi a comando, cinicamente capace di esibire per il pubblico una devozione religiosa che si guarda bene dal praticare in privato, arriva a Roma circondato da legioni di smandrappone per (e)scortarlo e intrattenerlo e per sparecchiare qualche altro milione dalle nostre tasche in cambio di qualche nocciolina regalata alle scimmiette italiane per far contenti i beduini dei suoi media che le spacciano per grandi affari. Nei prossimi giorni, questo grottesco, ma ricchissimo satrapo, da anni oggetto di ridicolo internazionale, incontrerà Muammar Gheddafi.

(Vittorio Zucconi, Tempo reale)