domenica 8 giugno 2014

★ Un anno dopo

- Chi è il sindaco di Roma?
- Nessuno.

giovedì 20 giugno 2013

La prima regola

E come un gran numero di leggi riesce spesso a procurare scuse ai vizi, tanto che uno stato è molto meglio ordinato quando, avendone assai poche, vi sono rigorosamente osservate; così, in luogo del gran numero di regole di cui si compone la logica, ritenni che mi sarebbero bastate le quattro seguenti, purché prendessi la ferma e costante decisione di non mancare neppure una volta di osservarle.

La prima regola era di non accettare mai nulla per vero, senza conoscerlo evidentemente come tale: cioè di evitare scrupolosamente la precipitazione e la prevenzione; e di non comprendere nei miei giudizi niente più di quanto si fosse presentato alla mia ragione tanto chiaramente e distintamente da non lasciarmi nessuna occasione di dubitarne.

(Cartesio, "Discorso sul metodo")

lunedì 17 giugno 2013

A buon diritto

Se a questo punto, qualcuno mi dicesse: - Ma non ti vergogni, o Socrate, d'esserti dato un'occupazione tale per la quale ora ti sei messo a rischio di morire? - Io così risponderei a buon diritto: - Hai torto, amico, se stimi che un uomo di qualche valore debba tenere in conto la vita e la morte. Egli nelle sue azioni deve unicamente considerare se ciò che fa sia giusto o ingiusto e se si comporta da uomo onesto o da malvagio.

(Platone, "Apologia di Socrate")

lunedì 14 gennaio 2013

Un drago nel mio garage

"Nel mio garage c'è un drago che sputa fuoco."

Supponiamo (sto seguendo un approccio di terapia di gruppo praticato dallo psicologo Richard Franklin) che io vi dica seriamente una cosa del genere. Senza dubbio voi vorreste verificarla, vedere il drago con i vostri occhi. Nel corso dei secoli ci sono state innumerevoli storie di draghi, ma nessuna vera prova. Che opportunità fantastica!

"Ce lo mostri", mi dite. Vi conduco nel mio garage. Voi guardate e vedete una scala, dei barattoli vuoti, un vecchio triciclo, ma nessun drago.

"Dov'è il drago?" chiedete.

"Ah, è proprio qui", vi rispondo, facendo dei cenni vaghi. "Dimenticavo di dirvi che è un drago invisibile."

Voi proponete di spargere della farina sul pavimento del garage per renderne visibili le orme.

"Buona idea", dico io, "ma questo è un drago che si libra in aria."

Allora proponete di usare dei sensori infrarossi per scoprire il suo fuoco invisibile.

"Idea eccellente, se non fosse che il fuoco invisibile è anche privo di calore."

Voi proponete allora di dipingere il drago con della vernice spray per renderlo visibile.

"Purtroppo, però, è un drago incorporeo e la vernice non fa presa su di lui."

E così via. A ogni prova fisica che voi proponete, io ribatto adducendo una speciale spiegazione del perché essa non funzionerà.

Ora, qual è la differenza fra un drago volante invisibile, incorporeo, che sputa un fuoco privo di calore e un drago inesistente? Che senso ha la mia asserzione dell'esistenza del drago se non esiste alcun modo per invalidarla, alcun esperimento concepibile per confutarla? Il fatto che non si possa dimostrare che la mia ipotesi è falsa non equivale certo a dimostrare che è vera. Le affermazioni che non possono essere sottoposte al test dell'esperienza, le asserzioni non "falsificabili", non hanno alcun valore di verità, per quanto possano ispirarci o stimolare il nostro senso del meraviglioso. Quello che io vi chiedo, dicendovi che nel mio garage c'è un drago, è in pratica di credermi sulla parola, in assenza di alcuna prova.

L'unica cosa che voi avete realmente appreso dalla mia affermazione che nel mio garage c'è un drago è che c'è qualcosa di strano nella mia testa. In assenza di alcuna prova fisica, voi vi chiederete che cosa mi abbia convinto. Penserete certamente alla possibilità che io abbia fatto un sogno o abbia avuto un'allucinazione. Ma allora, perché sto prendendo tanto sul serio la mia idea? Forse ho bisogno di aiuto. Come minimo, può darsi che io abbia gravemente sottovalutato la fallibilità umana.

Immaginiamo che, benché nessuno dei test dia esito positivo, voi vogliate rimanere scrupolosamente aperti a qualsiasi possibilità. Perciò non rifiutate decisamente la nozione che nel mio garage ci sia un drago che sputa fiamme, ma adottate semplicemente una posizione di attesa sospendendo il giudizio. Le prove esistenti sono fortemente contrarie all'ipotesi del drago, ma se ne emergeranno altre voi siete pronti a esaminarle e a vedere se vi convincono. Senza dubbio non sarebbe bello se io mi offendessi perché non mi credete; o se vi criticassi accusandovi di essere noiosi e privi di immaginazione, semplicemente per avere espresso il giudizio di "non dimostrato".

Immaginiamo che il responso dell'esperienza fosse stato diverso. Il drago è invisibile, va bene, ma lascia delle impronte sulla farina. Il rivelatore nell'infrarosso segnala che esso emana calore. La vernice spray permette di vedere una cresta dentellata che danza in aria. Per quanto scettici possiate essere stati in precedenza sull'esistenza dei draghi - per non parlare dei draghi invisibili -, ora dovete riconoscere che qui c'è qualcosa e che ciò che si osserva sembra conciliarsi con un drago invisibile che sputa fuoco.

Consideriamo ora un altro scenario. Supponiamo che a sostenere la strana idea dell'esistenza dei draghi non ci sia solo io. Supponiamo che anche vari altri vostri conoscenti - tra cui persone che non si conoscono certamente fra loro - vi dicano di avere dei draghi nei loro garage, ma che in ogni caso le prove siano terribilmente elusive. Tutti noi ammettiamo che ci dà fastidio dover credere a una convinzione tanto strana e così mal sostenuta da prove fisiche. Nessuno di noi è pazzo. Noi ci chiediamo che senso avrebbe se in tutto il mondo dei draghi invisibili fossero effettivamente nascosti nei nostri garage, con tutti noi a crederci. Io penso che non sia così. Ma se tutti quei miti antichi dell'Europa e della Cina, dopo tutto, non fossero solo dei miti...

Meno male che adesso c'è chi dice di aver visto delle impronte nella farina. Quelle impronte, però, non si producono mai alla presenza di persone scettiche. Si presenta allora una spiegazione alternativa: a un attento esame appare chiaro che le orme potrebbero essere una contraffazione. Un altro entusiasta dei draghi si presenta con un dito bruciato e lo attribuisce a una rara manifestazione fisica del respiro infuocato del drago. Anche questa volta, però, ci sono altre possibilità. E chiaro che per scottarsi le dita non occorre esporle all'alito infuocato di un drago invisibile. Tali "prove" - per quanto importanti possano considerarle i fautori dei draghi - non sono affatto conclusive. Ancora una volta, l'unico approccio ragionevole consiste nel rifiutare provvisoriamente l'ipotesi dei draghi, nell'essere disponibili a valutare futuri dati fisici che dovessero presentarsi, e nel chiedersi per quale motivo un così gran numero di persone sobrie e sane di mente condividano la stessa strana illusione.

La magia richiede una tacita cooperazione del pubblico col mago, un abbandono dello scetticismo o quella che è descritta a volte come una sospensione volontaria del dubbio. Ne segue immediatamente che, per capire i meccanismi della magia, per svelarne i trucchi, dobbiamo cessare di collaborare.

(tratto da" Il mondo infestato dai demoni" di Carl Sagan, edizioni Badini e Castoldi)

martedì 25 settembre 2012

Tutto si aggiusterà

Ma i bei tempi non potevano durare in eterno.

Alison (Nooo! Diooo! No, no mio Dio! Nooo!...)
Credo che Alison avesse urlato tutto il giorno.
Alison (...ti prego nooo! Aaah!)
Ma prima non se ne era accorto nessuno.
Alison (Aiuto! Diooo!)
Per me poteva aver gridato per una settimana.
Alison (Nooo!)
Erano giorni che non sentivo parlare. Qualcuno avrà pure detto qualcosa in tutto quel tempo. Cazzo, qualcuno l’avrà fatto!
Alison (Vi prego!)
Sick Boy (Alison, Alison)
Alison (Aiutatemi!)
Spud Murphy (Aah, calmati! Tutto si aggiusterà)
Niente poteva essere più lontano dalla verità.
Sick Boy (Alison!)

Infatti...
Alison (Che c’è? Che c’è?)
...niente si sarebbe più aggiustato. Anzi, tutto stava per andare male.
Alison (Aiuto!)

Ma, voglio dire che tutto stava per andare ancora peggio di quanto non fosse già.

(Trainspotting)

venerdì 1 giugno 2012

★ Nel complesso

- Guarda quella, sembra tagliata con la roncola!
- Ma chi, quella lì davanti?
- Si.
- Vabbe' dai, nel complesso...
- Nel complesso? Nel complesso può suonare la cassa!

mercoledì 11 aprile 2012

Metà

Ma innanzitutto bisogna che conosciate la natura della specie umana e quali prove essa ha dovuto attraversare. Nei tempi andati, infatti, la nostra natura non era quella che è oggi, ma molto differente. Allora c'erano tra gli uomini tre generi, e non due come adesso, il maschio e la femmina. Ne esisteva un terzo, che aveva entrambi i caratteri degli altri (...) Era l'ermafrodito, un essere che per la forma e il nome aveva caratteristiche sia del maschio che della femmina (...) Questi ermafroditi erano molto compatti a vedersi, e il dorso e i fianchi formavano un insieme molto arrotondato. Avevano quattro mani, quattro gambe, due volti su un collo perfettamente rotondo, ai due lati dell'unica testa. Avevano quattro orecchie, due organi per la generazione, e il resto come potete immaginare (...) Per questo finivano con l'essere terribilmente forti e vigorosi e il loro orgoglio era immenso.

Così attaccarono gli dèi e quel che narra Omero di Efialte e di Oto, riguarda gli uomini di quei tempi: tentarono di dar la scalata al cielo, per combattere gli dèi. Allora Zeus e gli altri dèi si domandarono quale partito prendere (...) Dopo aver laboriosamente riflettuto, Zeus ebbe un'idea. 'lo credo - disse - che abbiamo un mezzo per far sì che la specie umana sopravviva e allo stesso tempo che rinunci alla propria arroganza: dobbiamo renderli più deboli. Adesso - disse - io taglierò ciascuno di essi in due, così ciascuna delle due parti sarà più debole (...) Detto questo, si mise a tagliare gli uomini in due, come si tagliano le sorbe per conservarle, o come si taglia un uovo con un filo (...)

Quando dunque gli uomini primitivi furono così tagliati in due, ciascuna delle due parti desiderava ricongiungersi all'altra. Si abbracciavano, si stringevano l'un l'altra, desiderando null'altro che di formare un solo essere. E così morivano di fame e d'inazione, perché ciascuna parte non voleva far nulla senza l'altra (...)

E così evidentemente sin da quei tempi lontani in noi uomini è innato il desiderio d'amore gli uni per gli altri, per riformare l'unità della nostra antica natura, facendo di due esseri uno solo: così potrà guarire la natura dell'uomo. Dunque ciascuno di noi è una frazione dell'essere umano completo originario. Per ciascuna persona ne esiste dunque un'altra che le è complementare, perché quell'unico essere è stato tagliato in due, come le sogliole. E' per questo che ciascuno è alla ricerca continua della sua parte complementare. (...)

Queste persone - ma lo stesso, per la verità, possiamo dire di chiunque - quando incontrano l'altra metà di se stesse da cui sono state separate, allora sono prese da una straodinaria emozione, colpite dal sentimento di amicizia che provano, dall'affinità con l'altra persona, se ne innamorano e non sanno più vivere senza di lei - per così dire - nemmeno un istante. E queste persone che passano la loro vita gli uni accanto agli altri non saprebbero nemmeno dirti cosa s'aspettano l'uno dall'altro. Non è possibile pensare che si tratti solo delle gioie dell'amore: non possiamo immaginare che l'attrazione sessuale sia la sola ragione della loro felicità e la sola forza che li spinge a vivere fianco a fianco. C'è qualcos'altro: evidentemente la loro anima cerca nell'altro qualcosa che non sa esprimere, ma che intuisce con immediatezza.

Se, mentre sono insieme, Efesto si presentasse davanti a loro con i suoi strumenti di lavoro e chiedesse: 'Che cosa volete l'uno dalI'altro?', e se, vedendoli in imbarazzo, domandasse ancora: 'Il vostro desiderio non è forse di essere una sola persona, tanto quanto è possibile, in modo da non essere costretti a separarvi né di giorno né di notte? Se questo è il vostro desiderio, io posso ben unirvi e fondervi in un solo essere, in modo che da due non siate che uno solo e viviate entrambi come una persona sola. Anche dopo la vostra morte, laggiù nell'Ade, voi non sarete più due, ma uno, e la morte sarà comune. Ecco: è questo che desiderate? è questo che può rendervi felici?' A queste parole nessuno di loro - noi lo sappiamo - dirà di no e nessuno mostrerà di volere qualcos'altro. Ciascuno pensa semplicemente che il dio ha espresso ciò che da lungo tempo senza dubbio desiderava: riunirsi e fondersi con l'altra anima. Non più due, ma un'anima sola.

(Platone, Simposio)

mercoledì 4 aprile 2012

Non ora, non qui

Troppo a lungo, oramai,
corrosi i miei scatti di nervi,
ho lottato come agnello
in preda a furia di tuffo di falco.
E troppo a lungo, oramai,
corrose le vene,
hanno perso il furore cieco di battaglia
le generazioni che mi hanno assistito.

Penso a mio nonno,
voce impietrita nel suono
e occhi diseredati da dio;
e a mia nonna,
vilipendio sussurrato,
cristiano solo in umana misericordia.
Penso alle rughe maestre
e al vino forte di mio padre;
e al sangue materno,
che di luce riflessa
adombrano la speranza rimasta.
Penso alla terra esausta,
di confine in confine,
perché unico strumento di rispetto
è il mio toccarla in ginocchio
con palmo commosso.

Ma non ora, non qui.

Troppo a lungo, oramai,
corrosi i miei scatti di nervi,
io 
ho lottato come agnello
in preda a furia di tuffo di falco
in naturale diritto.
E troppo a lungo, oramai,
provate
corrose
e prosciugate le vene,
hanno perso il furore cieco di battaglia
le generazioni che mi hanno preceduto;
e insegnato.

(Ultimo Attuale Corpo Sonoro)

martedì 3 aprile 2012

★ Ciao Comandante Paolo


Rosario Bentivegna (Roma, 22 giugno 1922 – 2 aprile 2012)

domenica 1 aprile 2012

È inutile [05]

È inutile. Forse tutte queste sono sciocchezze, e tu migliore di me, non presumendo tanto dalla vita. Forse hai ragione tu e sarebbe stupido tentare. Ma almeno, questo sì almeno, vorrei rivederti. Sia quel che sia, noi staremo insieme in qualche modo, e troveremo la gioia. Non importa se di giorno o di notte, d'estate o d'autunno, in un paese sconosciuto, in una casa disadorna, in una squallida locanda. Mi basterà averti vicina. Io non starò qui ad ascoltare - ti prometto - gli scricchiolii misteriosi del tetto, né guarderò le nubi, né darò retta alle musiche o al vento. Rinuncerò a queste cose inutili, che pure io amo. Avrò pazienza se non capirai ciò che ti dico, se parlerai di fatti a me strani, se ti lamenterai dei vestiti vecchi e dei soldi. Non ci saranno la cosiddetta poesia, le comuni speranze, le mestizie così amiche all'amore. Ma io ti avrò vicina. E riusciremo, vedrai, a essere abbastanza felici, con molta semplicità, uomo con donna solamente, come suole accadere in ogni parte del mondo.

Ma tu - adesso ci penso - sei troppo lontana, centinaia e centinaia di chilometri difficili a valicare. Tu sei dentro a una vita che ignoro, e gli altri uomini ti sono accanto, a cui probabilmente sorridi, come a me nei tempi passati. Ed è bastato poco tempo perché ti dimenticassi di me. Probabilmente non riesci più a ricordare il mio nome. Io sono ormai uscito da te, confuso fra le innumerevoli ombre. Eppure non so pensare che a te, e mi piace dirti queste cose.

(Dino Buzzati)

sabato 31 marzo 2012

Vorrei pure [04]

Vorrei pure - lasciami dire - vorrei con te sottobraccio attraversare le grandi vie della città in un tramonto di novembre, quando il cielo è di puro cristallo. Quando i fantasmi della vita corrono sopra le cupole e sfiorano la gente nera, in fondo alla fossa delle strade, già colme di inquietudini. Quando memorie di età beate e nuovi presagi passano sopra la terra, lasciando dietro di sé una specie di musica. Con la candida superbia dei bambini guarderemo le facce degli altri, migliaia e migliaia, che a fiumi ci trascorrono accanto. Noi manderemo senza saperlo luce di gioia e tutti saran costretti a guardarci, non per invidia e malanimo; bensì sorridendo un poco, con sentimento di bontà, per via della sera che guarisce le debolezze dell'uomo. Ma tu - lo capisco bene - invece di guardare il cielo di cristallo e gli aerei colonnati battuti dall'estremo sole, vorrai fermarti a guardare le vetrine, gli ori, le ricchezze, le sete, quelle cose meschine. E non ti accorgerai quindi dei fantasmi, né dei presentimenti che passano, né ti sentirai, come me, chiamata a sorte orgogliosa. Né udresti quella specie di musica, né capiresti perché la gente ci guardi con occhi buoni. Tu penseresti al tuo povero domani e inutilmente sopra di te le statue d'oro sulle guglie alzeranno le spade agli ultimi raggi. Ed io sarei solo.

(Dino Buzzati)

venerdì 30 marzo 2012

Vorrei anche [03]

Vorrei anche andare con te d'estate in una valle solitaria, continuamente ridendo per le cose più semplici, ad esplorare i segreti dei boschi, delle strade bianche, di certe case abbandonate. Fermarci sul ponte di legno a guardare l'acqua che passa, ascoltare nei pali del telegrafo quella lunga storia senza fine che viene da un capo del mondo e chissà dove andrà mai. E strappare i fiori dei prati e qui, distesi sull'erba, nel silenzio del sole, contemplare gli abissi del cielo e le bianche nuvolette che passano e le cime delle montagne. Tu diresti "Che bello". Niente altro diresti perché noi saremmo felici; avendo il nostro corpo perduto il peso degli anni, le anime divenute fresche, come se fossero nate allora. Ma tu - ora che ci penso - tu ti guarderesti attorno senza capire, ho paura, e ti fermeresti preoccupata a esaminare una calza, mi chiederesti un'altra sigaretta, impaziente di fare ritorno. E non diresti "Che bello!", ma altre povere cose che a me non importano. Perché purtroppo sei fatta così. E non saremmo neppure per un istante felici.

(Dino Buzzati)

giovedì 29 marzo 2012

Vorrei con te [02]

Vorrei con te passeggiare, un giorno di primavera, col cielo di color grigio e ancora qualche vecchia foglia dell'anno prima trascinata per le strade dal vento, nei quartieri della periferia; e che fosse domenica. In tali contrade sorgono spesso pensieri malinconici e grandi; e in date ore vaga la poesia, congiungendo i cuori di quelli che si vogliono bene. Nascono inoltre speranze che non si sanno dire, favorite dagli orizzonti sterminati dietro le case, dai treni fuggenti, dalle nuvole del settentrione. Ci terremo semplicemente per mano e andremo con passo leggero, dicendo cose insensate, stupide e care. Fino a che si accenderanno i lampioni e dai casamenti squallidi usciranno le storie sinistre della città, le avventure, i vagheggiati romanzi. E allora noi taceremo, sempre tenendoci per mano, poiché le anime si parleranno senza parola. Ma tu - adesso mi ricordo - mai mi dicesti cose insensate, stupide e care. Né puoi quindi amare quelle domeniche che dico, né l'anima tua sa parlare alla mia in silenzio, né riconosci all’ora giusta l'incantesimo delle città, né le speranze che scendono dal settentrione. Tu preferisci le luci, la folla, gli uomini che ti guardano, le vie dove dicono si possa incontrar la fortuna. Tu sei diversa da me e se venissi quel giorno a passeggiare, ti lamenteresti di essere stanca; solo questo e nient'altro.

(Dino Buzzati)

mercoledì 28 marzo 2012

Vorrei che tu [01]

Vorrei che tu venissi da me in una sera d'inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo. Per gli stessi sentieri fatati passammo infatti tu ed io, con passi timidi, insieme andammo attraverso le foreste piene di lupi, e i medesimi genii ci spiavano dai ciuffi di muschio sospesi alle torri, tra svolazzare di corvi. Insieme, senza saperlo, di là forse guardammo entrambi verso la vita misteriosa, che ci aspettava. Ivi palpitarono in noi per la prima volta pazzi e teneri desideri. "Ti ricordi?" ci diremo l'un l'altro, stringendoci dolcemente, nella calda stanza, e tu mi sorriderai fiduciosa mentre fuori daran tetro suono le lamiere scosse dal vento. Ma tu - ora mi ricordo - non conosci le favole antiche dei re senza nome, degli orchi e dei giardini stregati. Mai passasti, rapita, sotto gli alberi magici che parlano con voce umana, né battesti mai alla porta del castello deserto, né camminasti nella notte verso il lume lontano lontano, né ti addormentasti sotto le stelle d'Oriente, cullata da pioggia sacra. Dietro i vetri, nella sera d'inverno, probabilmente noi rimarremo muti, io perdendomi nelle favole morte, tu in altre cure a me ignote. Io chiederei "Ti ricordi?", ma tu non ricorderesti.

(Dino Buzzati)

lunedì 26 marzo 2012

Tono metallico standard

Ora capisco. Il mio aspetto ordinario gli trasmette ascolti deplorevoli. Ma io lo so chi è Mark Lanegan, arrogante bottegaio indegno della roba che vendi qui dentro, alternativo dei miei coglioni che quando io ascoltavo i Dead Kennedys tu nemmeno ti facevi le pippe. Me ne vado. Me ne vado e lo odio.

(Offlaga Disco Pax)

venerdì 24 febbraio 2012

★ Domande a bruciapelo

- Senti, posso farti una domanda?
- Certo, dimmi!
- Cosa ti piace di lei?
- ... (silenzio imbarazzato)

lunedì 20 febbraio 2012

Due

Eravamo in due
e sono rimasta sola
persa in un bicchiere di troppo
naufraga in toilette per signore
cerco disperatamente qualche cosa che
che mi manca tanto
I love you baby
com'era bello fare all'amore con te.
 
Come son belle le illusioni
ed i pensieri tristi
e le canzoni degli anni settanta
e quella voglia di andare via
ed il desiderio di restare
ed il nobile orizzonte
del mare Ionio che se ne va via verso l'Africa
ogni santo giorno
I love you baby
com'era bello fare all'amore con te.
 
Com'era bello averti
e pensare potesse forse essere per sempre
l'interminabile solitudine del sentirsi soli
a volte gioca brutti scherzi,
un giorno credi vada tutto bene
e l'indomani vorresti ucciderti.
 
Eravamo in due
e sono rimasta sola
persa in un bicchiere di troppo
naufraga in toilette per signore
cerco disperatamente qualche cosa che
che mi manca tanto
I love you baby
com'era bello fare all'amore con te.
 
Com'era bello averti
e pensare potesse forse essere per sempre.
 
Per sempre cosa?
Guardati intorno e dimmi
se c'è qualcosa che possa
mai durar per sempre.
Tutto quanto è destinato a scomparire
e questa è una società caduca
checché ne dicano Marx o Weber.
 
Gesù Giuseppe e Maria
abbiate pietà dell'anima mia,
non si vive ogni giorno
non si può morire sempre.

(Il teatro degli orrori)

mercoledì 15 febbraio 2012

Il turbamento della gelosia

Cadere via, volare giù
senza paracadute senza idee
è il lato oscuro della solitudine. 

D'ora in avanti adesso o mai più,
ma il mondo intorno sordomuto va
per la sua strada buia e senza uscita
è il turbamento della gelosia. 

Bambina mia quanto mi manchi
lo sai che ancora 
ho ancora un cuore dentro.

Cadere via, volare giù
è un sogno ricorrente che non riesco a fare più
è il lato oscuro della solitudine.

Tu non sei un santo, non sei un eroe
sei piuttosto un vinto che infelice scappa via
ché la paura è vera e cova bestemmie
è il turbamento della gelosia.

Bambina mia quanto mi manchi
lo sai che ancora
ho ancora un cuore dentro.

Lo sai che ancora,
ho ancora un cuore dentro,
ma quando mi incontro nello specchio
non so più chi sono,
non so più che fare,
non so più dire, non più pensare,
non conto niente.

Ed è per questo che odio Milano,
facce seccate e il cielo plumbeo
piange pioggia giorno e notte,
giorno e notte.
Ed è per questo che volo lontano,
lontano da te.

Mi guardi senza dire una parola
sorridi mentre dentro muori ancora
è il lato oscuro della solitudine
è il turbamento della gelosia
bambina mia, Dio mio, quanto mi manchi
lo dirai a mamma che ho ancora un cuore dentro?

(Il Teatro degli Orrori)

lunedì 13 febbraio 2012

Troppo tardi

Venni con ansia timida,
sommesso scongiurandoti,
ma del mio ingenuo fuoco
ridesti, e del mio amore
facesti solo un gioco.

Sazia di giochi, esausta,
mentre cupi mi guardano
con ansia gli occhi tuoi,
quell'amore che un giorno
ti offrivo, ora lo vuoi.

Ahimè, da tempo è cenere,
mai più potrà rivivere -
era tuo, ben lo sai!
Non conosce più nomi,
vuol esser solo, ormai.

(Hermann Hesse, 1877-1962)

mercoledì 11 gennaio 2012

Il vero amore non lascia tracce

Come la bruma non lascia sfregi
Sul verde cupo della collina
Così il mio corpo non lascia sfregi
Su di te e non lo farà mai

Oltre le finestre nel buio
I bambini vengono, i bambini vanno
Come frecce senza bersaglio
Come manette fatte di neve

Il vero amore non lascia tracce
Se tu e io siamo una cosa sola
Si perde nei nostri abbracci
Come stelle contro il sole
Come una foglia cadente può restare
Un momento nell'aria
Così come la tua testa sul mio petto
Così la mia mano sui tuoi capelli

E molte notti resistono
Senza una luna, senza una stella
Così resisteremo noi
Quando uno dei due sarà via, lontano.

(Leonard Cohen)