martedì 20 ottobre 2009

Nicolas Eymerich, pluri-inquisitore

L'ometto si aggirava per la grande stanza vuota. Non sapeva come ci fosse arrivato. L'ultima cosa che ricordava erano due pasticche di Viagra e una riga di coca tra le tette di una bionda dallo sguardo bovino. Poi buio. Dolore, e buio. Si portò istintivamente la mano al petto. Sperò di essere in un ospedale.
Un fascio di luce lo investì di colpo, e una figura alta e ammantata di nero gli comparve di fronte. L'ometto si sforzò di sorridere.
- Salve padre... lei fa assistenza qui?... È della Caritas?...
La figura si scoprì il capo, con un'espressione di profondo disprezzo sul volto affilato.
- Il mio nome è Nicolas Eymerich. Inquisitore. - sibilò.

- Inquisitore?... Cribbio, esistete ancora? - L'ometto forzò una risatina.- E poi dicono che la Chiesa non si rinnova! - si guardò attorno, come in cerca dell'applauso d'un pubblico invisibile.
- Padre, scusi la stranezza della domanda, ma potrebbe dirmi dove mi trovo?
- Esattamente dove meriti.
Il sorriso dell'ometto si trasformò in una smorfia.
- Senta padre, io non ho tempo...
Un colosso calvo e nerboruto sbucato dal nulla lo afferrò per il collo, e glielo chiuse in una sorta di collare rugginoso. Poi con uno strattone ne fissò la catena a un anello sul pavimento. L'ometto finì in ginocchio.
- Che cazzo fate? - strillò
Accanto all'inquisitore apparvero altri due domenicani.
L'ometto si sforzò di tirarsi su senza riuscirci. La catena era troppo corta anche per lui.
- Questa la pagate carissima, stronzi maniaci cattocomunisti di merda! Che cazzo vi illudete di fare? Cosa volete?
- 1816 - disse Eymerich.
- 1816 cosa?... Milioni?...
- Tessera n. 1816 - scandì Eymerich - loggia massonica P2 - tese il braccio e gli puntò contro l'indice – Il tuo marchio d'appartenenza alla setta. Adoratori di Satana per sete di potere.
- Satana?...
- Il vostro "Grande Architetto" - disse l'inquisitore, in tono sarcastico.
L'ometto si agitò, cercando di non strozzarsi col collare.
- Macché setta! Erano solo affari, io sono cattolico!... E poi da decenni non ho più alcun rapporto...
- Allora suppongo sia solo una coincidenza il fatto che, raggiunto il potere, tu abbia realizzato passo dopo passo tutti i loro piani architettonici – Eymerich tolse un documento dalle mani del domenicano alla sua destra, e lo mostrò all'ometto - È tutto qui, nero su bianco, fin dall'inizio: "Piano di Rinascita Democratica"
- Calunnie comuniste!... - gridò l'ometto. Poi s'accorse che, in risposta a un'occhiata dell'inquisitore, l'energumeno aveva impugnato delle grosse tenaglie.
- ...E se anche fosse vero?... - riprese, in tono conciliante - La Chiesa non ci ha rimesso niente, anzi ci ha guadagnato! Le scuole cattoliche sono piene di soldi, e le mie fiction Tv piene di santi! E la massoneria è piena di cardinali! Perché il Vaticano ce l'ha tanto con me? Ancora per colpa di quelle maledette puttane?...

L'inquisitore afferrò la catena dell'ometto, e con uno strattone violento lo mandò a sbattere la faccia sul pavimento.
- Non ho alcun interesse per le tue ripugnanti squallide fornicazioni – disse, con una smorfia di disgusto – non scambiarmi per uno dei tuoi soliti patetici avversari. E non mi importa neanche delle tue ruberie, non sono un gendarme che puoi comprare o uccidere - girò le spalle all'ometto, e aggiunse – In realtà, non mi interessi molto nemmeno tu, ma la macchinazione di cui sei un ingranaggio. Il più appariscente, non il più importante.
- Voi non siete del Vaticano, siete del KGB!... O di come si chiama adesso...
Eymerich si voltò con l'ombra d'un sorriso sarcastico.
- Il KGB?... Ma Putin non è il tuo migliore amico?...
L'ometto si tirò su per quanto glielo consentiva la catena.
- Esatto! E non è l'unico dei miei amici potenti! – disse, sforzandosi di suonare minaccioso.
Il sorriso accennato di Eymerich assunse l'aspetto d'un sottile ghigno lupesco.
- Bene, lo ammetti. È proprio di loro che intendo farti parlare.
Il colosso nerboruto infilò le tenaglie in un braciere, con un sinistro rumore di ferraglia.
- Prima la corda, Mastro Gombau – disse Eymerich – Rispettiamo la procedura. Abbiamo tutto il tempo che vogliamo – poi aggiunse rivolto all'ometto - La tua profezia s'è avverata, resterai al tuo posto per sempre. Questo è il tuo posto.


(Alessandra Daniele, Carmilla)

2 commenti:

  1. "si guardò attorno, come in cerca dell'applauso d'un pubblico invisibile"

    stupendo!

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  2. Si, bella immagine. Letto niente della saga di Eymerich?

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