Novembre 1995: ero a Città del Capo, quando giunse la notizia della condanna all'impiccagione, dopo un processo vergognosamente truccato, del grande scrittore nigeriano Ken Saro-Wiwa. Vi fu una mobilitazione di politici e intellettuali in tutto il mondo per salvarlo. Il presidente Mandela telefonò invano al suo collega nigeriano, il feroce dittatore generale Abacha. Ken Saro-Wiwa venne impiccato il 10 novembre, in circostanze terrificanti: la corda gli scivolava attorno al collo, e venne fatto più di un tentativo. Il corpo fu gettato in una fossa comune. Aveva 55 anni.(Ken Saro-Wiwa nel ricordo di Claudio Gorlier)
Fui sconvolto. Ken era un mio amico, tanto fermo nel suo impegno politico a favore degli Ogoni, popolazione del Delta del Niger vessata dalle compagnie petrolifere che vi operavano con la complicità dei vertici politici, quanto amabile e squisito. Ma soprattutto veniva unanimemente riconosciuto come uno dei più grandi scrittori africani.
Ken Saro-Wiwa fu impiccato insieme a otto suoi compagni dell'organizzazione MOSOP solo perché cercava di difendere pacificamente la causa del suo popolo, gli Ogoni, vittima dei terribili impatti socio-ambientali che troppo spesso le attività di estrazione petrolifera portano con sé nel Sud del mondo. Ancora oggi nella regione del Delta del Niger si continua ad inquinare l'ambiente e a violare i diritti umani nel nome dell'oro nero.
Il 10 novembre, Amnesty International, Aktivamente, Amisnet, Campagna per la riforma della Banca mondiale, Isola Quassud, Mani Tese, Servizio Civile Internazionale, Radio Popolare Roma e Brancaleone promuovono una serata di omaggio al grande scrittore, poeta e attivista a quindici anni dalla sua esecuzione da parte del governo nigeriano.
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