Lentamente, ma inesorabilmente, altri Stati USA si muovono verso il fronte abolizionista. Mentre in Illinois si attende il 17 marzo, ultimo giorno utile per porre il veto sulla legge da poco approvata, il 14 febbraio scorso, con un voto di 26 a 24 che ha visto favorevoli tutti i democratici e quattro repubblicani, il Senato del Montana ha promosso un disegno di legge per sostituire la pena di morte con il carcere a vita senza libertà sulla parola.
Il relatore David Wanzenried, oltre a dichiarare che la pena di morte non è giusta, non aiuta i familiari delle vittime, né serve come deterrente, ha aggiunto che il "sistema attuale non può essere reso equo né infallibile", evidenziando inoltre preoccupazioni per i rischi di errori giudiziari, i costi e l'uso sproporzionato della pena capitale verso le minoranze razziali e i poveri.
Ma altri Stati si muovono su questa linea: una identica proposta di legge è già alla Commissione per gli affari federali e statali del Kansas, dove l'abolizione era sfumata appena un anno fa per un solo voto di scarto. I promotori dell'iniziativa ricordano come la Corte Suprema abbia annullato tre sentenze capitali proprio a causa di errori giudiziari, difesa inadeguata e inadempienza della giuria e dell'accusa.
Anche nel Maryland e nello Stato di Washington si registrano casi analoghi: nelle rispettive Camere, durante le scorse settimane, sono state presentate altrettante proposte di abrogazione. Mentre nel Connecticut, dopo il veto incassato nel 2009, il nuovo disegno di abolizione è approdato alla Commissione bicamerale per la Giustizia, e l'attuale Governatore ha già affermato che se fosse stato in carica due anni fa non si sarebbe opposto.
Questo incoraggiante scenario accentua la frattura geografica negli USA, che vede gli Stati del Nord prevalentemente abolizionisti (in pratica o di fatto) e quelli del Sud prevalentemente mantenitori.
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