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La Bibbia smentisce Maya e 2012: l'Apocalisse è il 21 maggio 2011.
...di una legge così:
Il distributore di carburante da oggi può sbagliare di più. È stato infatti ampliato il limite di tolleranza entro il quale una pompa di benzina può erogare, per errore, meno carburante di quello che dovrebbe senza che si configuri la truffa. Con l'entrata in vigore del Decreto n. 32, il Ministero dello Sviluppo Economico ha aumentato del 50% il margine di errore per i misuratori di erogazione, portandolo dal 5 al 7,5 per mille.
Non sono mai stato un grande appassionato di giochi per computer, ma per qualche tempo il demone dei videogames ha colpito anche me, e tra quelli che mi hanno affascinato di più senza dubbio c'è Doom. Tanto che, nelle ultime settimane, sono riuscito a trovarne una versione online su cui sto spendendo qualche ora quasi ogni giorno.
Rispetto a quando è uscito nel 1993, oggi sono disponibili molti siti internet in cui proliferano mappe, trucchi, consigli e anche un po' di storia e di curiosità. Ieri, su uno di essi, ho scoperto che nelle prime versioni di Doom era presente una stanza sul cui pavimento compariva una svastica. A detta dell'autore, in omaggio al precedente Wolfenstein 3D. Nelle release successive la stanza è rimasta, ma la svastica è stata trasformata in un altro simbolo: Wolfenstein 3D infatti era stato bloccato in Germania nel 1994 in quanto contenente riferimenti al Nazismo, e la stessa cosa sarebbe potuta accadere a Doom.
Sono stato in Germania solo una volta in vita mia, a Berlino per la precisione. Una città piena di cani, ma senza i marciapiedi imbrattati dai loro escrementi; una città piena di giardini dove mangiare un panino all'aria aperta, ma senza i rifiuti sparsi in giro.
In Germania un videogame può essere bloccato perché contiene riferimenti al Nazismo. In Italia, nei giorni che precedono il 25 aprile, è possibile stampare e affiggere dei manifesti come questi.
"Il ch.mo prof. Manlio Cortellazzo, sì, proprio quello del dotto Dizionario etimologico dei dialetti italiani, essendosi imbattuto, durante un suo girovagare su internet, nel mio quesito in ordine al Mammatrone, ha voluto cortesemente venire in mio soccorso comunicandomi che il termine in oggetto altro non è che quello che anticamente era chiamato in italiano mal (di) madrone o (di) matrone, detto anche mal della madre, dove madrone o matrone indica chiaramente la madre o matrice, cioè l'utero.
L'Aretino, ad esempio, usa indifferentemente tanto mal della madre o di madre ("lo facea torcere nella guisa che si torceno le donne per le doglie del parto o per il mal della madre"), quanto mal del madrone, che estensivamente ha assunto il significato di malessere imprecisato, di stato di angoscia, di ansietà, di apprensione.
In senso figurato indica anche un qualcosa, un oggetto, un mobile, un veicolo, ecc. ingombrante, che dà fastidio, che intralcia il passo, e simili".
Dopo aver aumentato l'addizionale comunale Irpef, il costo delle mense scolastiche, la tassa sui rifiuti e chissà cos'altro, l'ex-fascista Alemanno in questi giorni sta tappezzando Roma di cartelloni in cui si vanta di aver sgomberato altri due cosiddetti campi nomadi.
Quello dei Rom è un tasto su cui è molto facile battere per ottenere consenso, grazie soprattutto all'italica ignoranza che spazia in molti campi, compreso appunto quello che riguarda Sinti e Romanì. Basti pensare che, come riporta Amnesty International, fonte decisamente più credibile dell'ignorante sindaco, i Rom in Italia sono 140.000, di cui la metà cittadini italiani: su 60 milioni di abitanti fa lo 0,0023%, un'emergenza chiaramente insostenibile per un Paese come il nostro, dove il pluri-bocciato Renzo Bossi e l'igienista dentale Nicole Minetti si mettono in tasca 13mila euro al mese.
Lo sgombero degli Insediamenti Abitativi Precari (IAP), oltre a violare i diritti di chi vi si trova, è un provvedimento del tutto inefficace: coloro che sono stati sgomberati spesso non ricevono notifiche in anticipo, né abitazioni alternative. Molte famiglie quindi sono intrappolate in questo circolo vizioso, poiché dopo uno sgombero creano un nuovo riparo altrove, da dove vengono allontanate in un momento successivo.
Però funge alla perfezione da specchietto per le allodole, o sarebbe meglio dire da specchietto per gli allocchi. Anche quando, nel compierli, ci lascia la pelle qualche bambino.
Ultimamente, oltre a lamentarsi, mi capita di parlare con persone che si chiedono: "Che fare?". In mancanza di un'alternativa è complicato rispondere: restando in-topic, davanti alla scelta tra Rutelli e Alemanno è difficile resistere alla tentazione di starsene a casa. Quindi io continuo a esercitarmi nello slalom tra le buche di una città allo sbando, sempre più intollerante, sempre più invivibile, sempre più ingiusta.
La Giunta del Comune di Roma, in data 27/12/2010 (pubblicazione del 29/12/2010), ha elevato l'addizionale comunale all’irpef per il 2011 dallo 0,5% allo 0,9%.
Coglione chi li ha votati e coglione chi, come me, permette che questi cialtroni cotinuino a malgovernare.
EDIT
Apprendo da un amico che quest'anno non sarà possibile portare in detrazione l'abbonamento ATAC Metrebus: non c'è male per chi ripete da anni che non metterà le mani nelle tasche degli Italiani.
(la colpa è sempre mia, che resto a guardare)
Possano tutti i tuoi desideri essere esauditi.
- Ehi, ma non ti colleghi più a Skype?
- Ogni tanto si, perché?
- È da un po' che volevo parlarti, ma ti vedo sempre off-line.
- Mi vedi off-line perché ti ho bloccato.
Capisco sempre meno quel che accade nel nostro paese. La domanda è: a che punto è la dissoluzione del sistema democratico in Italia? La risposta è decisiva anche per lo svolgimento successivo del discorso.
Riformulo più circostanziatamente la domanda: quel che sta accadendo è frutto di una lotta politica «normale», nel rispetto sostanziale delle regole, anche se con qualche effetto perverso, e tale dunque da poter dare luogo, nel momento a ciò delegato, ad un mutamento della maggioranza parlamentare e dunque del governo?
Oppure si tratta di una crisi strutturale del sistema, uno snaturamento radicale delle regole in nome della cosiddetta «sovranità popolare», la fine della separazione dei poteri, la mortificazione di ogni forma di «pubblico» (scuola, giustizia, forze armate, forze dell'ordine, apparati dello stato, ecc.), e in ultima analisi la creazione di un nuovo sistema populistico-autoritario, dal quale non sarà più possibile (o difficilissimo, ai limiti e oltre i confini della guerra civile) uscire?
Io propendo per la seconda ipotesi (sarei davvero lieto, anche a tutela della mia turbata tranquillità interiore, se qualcuno dei molti autorevoli commentatori abituati da anni a pietiner sur place, mi persuadesse, - ma con seri argomenti - del contrario). Trovo perciò sempre più insensato, e per molti versi disdicevole, che ci si indigni e ci si adiri per i semplici «vaff...» lanciati da un Ministro al Presidente della Camera, quando è evidente che si tratta soltanto delle ovvie e necessarie increspature superficiali, al massimo i segnali premonitori, del mare d'immondizia sottostante, che, invece d'essere aggredito ed eliminato, continua come a Napoli a dilagare.
Se le cose invece stanno come dico io, ne scaturisce di conseguenza una seconda domanda: quand'è che un sistema democratico, preoccupato della propria sopravvivenza, reagisce per mettere fine al gioco che lo distrugge, - o autodistrugge? Di esempi eloquenti in questo senso la storia, purtroppo, ce ne ha accumulati parecchi.
Chi avrebbe avuto qualcosa da dire sul piano storico e politico se Vittorio Emanuele III, nell'autunno del 1922, avesse schierato l'Armata a impedire la marcia su Roma delle milizie fasciste; o se Hinderburg nel gennaio 1933 avesse continuato ostinatamente a negare, come aveva fatto in precedenza, il cancellierato a Adolf Hitler, chiedendo alla Reichswehr di far rispettare la sua decisione?
C'è sempre un momento nella storia delle democrazie in cui esse collassano più per propria debolezza che per la forza altrui, anche se, ovviamente, la forza altrui serve soprattutto a svelare le debolezze della democrazia e a renderle irrimediabili (la collusione di Vittorio Emanuele, la stanchezza premortuaria di Hinderburg).
Le democrazie, se collassano, non collassano sempre per le stesse ragioni e con i medesimi modi. Il tempo, poi, ne inventa sempre di nuove, e l'Italia, come si sa e come si torna oggi a vedere, è fervida incubatrice di tali mortifere esperienze. Oggi in Italia accade di nuovo perché un gruppo affaristico-delinquenziale ha preso il potere (si pensi a cosa ha significato non affrontare il «conflitto di interessi» quando si poteva!) e può contare oggi su di una maggioranza parlamentare corrotta al punto che sarebbe disposta a votare che gli asini volano se il Capo glielo chiedesse. I mezzi del Capo sono in ogni caso di tali dimensioni da allargare ogni giorno l'area della corruzione, al centro come in periferia: l'anormalità della situazione è tale che rebus sic stantibus, i margini del consenso alla lobby affaristico-delinquenziale all'interno delle istituzioni parlamentari, invece di diminuire, come sarebbe lecito aspettarsi, aumentano.
È stata fatta la prova di arrestare il degrado democratico per la via parlamentare, e si è visto che è fallita (aumentando anche con questa esperienza vertiginosamente i rischi del degrado).
La situazione, dunque, è più complessa e difficile, anche se apparentemente meno tragica: si potrebbe dire che oggi la democrazia in Italia si dissolve per via democratica, il tarlo è dentro, non fuori.
Se le cose stanno così, la domanda è: cosa si fa in un caso del genere, in cui la democrazia si annulla da sè invece che per una brutale spinta esterna? Di sicuro l'alternativa che si presenta è: o si lascia che le cose vadano per il loro verso onde garantire il rispetto formale delle regole democratiche (per es., l'esistenza di una maggioranza parlamentare tetragona a ogni dubbio e disponibile ad ogni vergogna e ogni malaffare); oppure si preferisce incidere il bubbone, nel rispetto dei valori democratici superiori (ripeto: lo Stato di diritto, la separazione dei poteri, la difesa e la tutela del «pubblico» in tutte le sue forme, la prospettiva, che deve restare sempre presente, dell'alternanza di governo), chiudendo di forza questa fase esattamente allo scopo di aprirne subito dopo un'altra tutta diversa.
Io non avrei dubbi: è arrivato in Italia quel momento fatale in cui, se non si arresta il processo e si torna indietro, non resta che correre senza più rimedi né ostacoli verso il precipizio. Come?
Dico subito che mi sembrerebbe incongrua una prova di forza dal basso, per la quale non esistono le condizioni, o, ammesso che esistano, porterebbero a esiti catastrofici. Certo, la pressione della parte sana del paese è una fattore indispensabile del processo, ma, come gli ultimi mesi hanno abbondantemente dimostrato, non sufficiente.
Ciò cui io penso è invece una prova di forza che, con l'autorevolezza e le ragioni inconfutabili che promanano dalla difesa dei capisaldi irrinunciabili del sistema repubblicano, scenda dall'alto, instaura quello che io definirei un normale «stato d'emergenza», si avvale, più che di manifestanti generosi, dei Carabinieri e della Polizia di Stato congela le Camere, sospende tutte le immunità parlamentari, restituisce alla magistratura le sue possibilità e capacità di azione, stabilisce d'autorità nuove regole elettorali, rimuove, risolvendo per sempre il conflitto d'interessi, le cause di affermazione e di sopravvivenza della lobby affaristico-delinquenziale, e avvalendosi anche del prevedibile, anzi prevedibilissimo appoggio europeo, restituisce l'Italia alla sua più profonda vocazione democratica, facendo approdare il paese ad una grande, seria, onesta e, soprattutto, alla pari consultazione elettorale.
Insomma: la democrazia si salva, anche forzandone le regole. Le ultime occasioni per evitare che la storia si ripeta stanno rapidamente sfumando. Se non saranno colte, la storia si ripeterà. E se si ripeterà, non ci resterà che dolercene. Ma in questo genere di cose, ci se ne può dolere, solo quando ormai è diventato inutile farlo. Dio non voglia che, quando fra due o tre anni lo sapremo con definitiva certezza (insomma: l'Italia del '24, la Germania del febbraio '33), non ci resti che dolercene.
(Alberto Asor Rosa, Il Manifesto)
All'inizio di quest'anno, l'unico fornitore USA del farmaco utilizzato laddove è in vigore la pena di morte, ne ha annunciato la sospensione della produzione. Molti degli stati interessati si sono quindi rivolti oltreoceano.
In particolare, il Nebraska ha ottenuto una grande quantità del prodotto - sodio tiopental - da una società di Mumbai (India). Ora questa società ha annunciato che non fornirà più il farmaco affinché sia usato nelle iniezioni letali. In una dichiarazione, la Kayem Pharmaceutical Pvt. Ltd. ha spiegato: "Considerata la delicatezza connessa con la vendita del nostro prodotto a vari istituti penitenziari USA nell'ambito dell'iniezione letale, precisiamo che la nostra azienda, avendo a cuore i principi dell'Induismo, si asterrà dalla fornitura di tale farmaco nei casi in cui l'unico scopo sia l'iniezione letale”.
Il condannato Carey Moore (Nebraska) sta contestando la legittimità dell'acquisto del farmaco da parte del suo stato. Secondo una istanza depositata presso la Corte Suprema, non vi è alcuna prova che la Kayem Pharmaceutical sia registrata alla Drug Enforcement Administration (DEA), né che sia autorizzata a fornire farmaci agli Stati Uniti. Vi sono anche riscontri del fatto che il Nebraska abbia ricevuto una versione generica del farmaco, in contrasto con il protocollo di esecuzione in vigore nello Stato.
Anche il South Dakota potrebbe avere ottenuto la sostanza dalla Kayem, e la società è stata contattata da altri tredici stati con interessi simili. I farmaci ottenuti dalla Georgia, che si ritengono provenienti dall'estero, sono stati recentemente sequestrati dalla DEA. Allo stesso modo, Kentucky e Tennessee hanno consegnato alcuni dei propri prodotti per l'iniezione letale alla DEA.
La Danimarca è in procinto di imbarcarsi nelle esecuzioni capitali in grande stile. La casa farmaceutica danese Lundbeck ha venduto del pentobarbital a quattro degli stati più prolifici di esecuzioni degli Stati Uniti: Mississippi, Ohio, Oklahoma e Texas. Questi stati già possiedono e continueranno a utilizzare il prodotto della Lundbeck per le esecuzioni.
Il pentobarbital sta emergendo come sostitutivo del sodio tiopental, che un tempo era il farmaco utilizzato in tutte le iniezioni letali negli USA, ma che ora è diventato di difficile reperibilità.
Gli attivisti in Europa hanno tentato di convincere la Lundbeck affinché impedisca che il farmaco finisca nelle camere della morte degli Stati Uniti. La Lundbeck, a parole, si è opposta all'uso del suo prodotto nelle esecuzioni, dicendo al New York Times che "Ciò è completamente contro quello che noi rappresentiamo: come azienda siamo impegnati nel miglioramento della vita delle persone". Ma finora non ha preso alcun provvedimento.
Le precedenti campagne per limitare le esportazioni di sodio tiopental, il farmaco che il pentobarbital sta rimpiazzando, hanno avuto successo, anche se dopo che diversi stati ne avevano già acquistato una scorta (uno di essi, la Georgia, se l'è vista confiscare dalla DEA). Il Regno Unito ne ha vietato l'esportazione negli Stati Uniti per le esecuzioni, e una fabbrica italiana ne ha cessato del tutto la produzione. I governi di Austria e Germania hanno preventivamente avvertito le aziende farmaceutiche dei rispettivi paesi di non permettere che il sodio tiopental sia esportato negli Stati Uniti per le esecuzioni.
Resta da vedere se la Danimarca e la Lundbeck alla fine limiteranno l'esportazione di pentobarbital.
E Dio disse ad Adamo: "Ti ho dotato di un pene e di un cervello. Ma non di sangue a sufficienza per farli funzionare entrambi contemporaneamente".
Berlusconi parla al telefono con Nicole Minetti: "Come sta la mia consigliera bravissima? Mi parlano tutti così bene di te, amore. Tutti quelli della Lega, i nostri (...). Così poi quando ci sono le elezioni vieni in Parlamento".
(Caterina Soffici, Il Fatto Quotidiano)
Che i dipendenti di un'azienda, andando in pensione, lascino il posto di lavoro ai propri figli è piuttosto avvilente, soprattutto se ciò avviene in maniera praticamente automatica e nel settore dell'alta teconolgia. Che poi i suddetti dipendenti, una volta in pensione, rientrino come consulenti, è a dir poco squallido.
Finalmente ho visto il secondo lungometraggio di Andrea Segre, "Il sangue verde". Le vicende di Rosarno sono narrate tramite le interviste a sette dei migranti africani che lavoravano nella piana. Oltre ai commenti deliranti di Maroni e La Russa, dei quali ormai è difficile stupirsi, mi ha colpito molto la confessione di uno di questi sette ragazzi. Racconta di come non abbia partecipato alle manifestazioni del gennaio 2010. Ora non ricordo di dove sia originario, ma sicuramente si tratta un Paese teatro di guerra. Non è sceso in piazza avendo saputo che alcuni degli abitanti di Rosarno avevano usato armi da fuoco contro i migranti: anche il solo rumore di uno sparo lo avrebbe riportato alla tragica esperienza che aveva vissuto in patria.
Abitanti complessivi di Lampedusa: 6.295 (inclusa Linosa, fonte ISTAT)
Migranti sbarcati a Lampedusa dal 1° Gennaio: 18.501 (fonte ANSA)
Spettatori Inter-Lecce: 62.477 (giocata il 19/03, fonte StadiaPostcards).