[Scena 1: il silenzio]
- Ma non c'è il concerto stasera?
- Si, certo.
- E come mai tutto questo silenzio?
- È il silenzio dell’Acquedotto e della finale di Champions.
[Scena 2: time change]
Anni fa, sui palchi dei concerti, oltre agli strumenti vedevo solo vagonate di effetti e lattine di birra. Oggi difficilmente manca un notebook.
[Scena 3: passare inosservati]
- Un biglietto.
- Sono 7 euro. E voi?
- Noi suoniamo.
- Quanta gente suona stasera!
[quello che "Noi suoniamo" è Umberto Palazzo del Santo Niente]
[Scena 4: take it easy]
- Noi siamo il gruppo spalla sfigato!
[auto-presentazione degli Spiral69. Ascoltandoli mi viene il dubbio che facciano cover di R.E.M. e Placebo, ma non sono affatto male]
[Scena 5: cambio palco]
Diciannove minuti, nove secondi e ventidue centesimi. Prima dell'inizio ne sentivo parlare con apprensione dagli organizzatori e non ci volevo credere, così l'ho cronometrato.
[Scena 6: Santo Niente]
Umberto Palazzo apre da solo con una ballata voce-chitarra elettrica. Poi si affaccia l'altra chitarra e parte "Junkie". Quindi arrivano anche basso e batteria, ed è il delirio. Occhi spiritati, tecnica impeccabile, il solito "Grazie!" urlato con forza: Palazzo è in ottima forma. E il resto del gruppo non è da meno, quanto tocca a "È aria" il suono sembra un muro contro cui schiantarsi.
[Scena 7: l'odio]
Lei è molto più carina, ma l'altra ha la scarpa fetish, un toppino che lascia le spalle ampiamente scoperte e soprattutto canta tutte le canzoni mentre si agita sotto al palco. Forse è per questo che la guarda in cagnesco.
[Epilogo]
A tarallucci e vino, ma senza tarallucci.
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