Ihar Danchenka è stato condannato a morte l'1 dicembre 2006 per omicidio. È stato accusato di aver partecipato a una serie di delitti commessi da una gang criminale presumibilmente tra il 1990 e il 2004 nella regione di Homyel. È stato processato insieme ad altre quarantasei persone, tra cui cinque agenti di polizia. Altre due persone, Syarhey Marozaw e Valery Harbaty, sono state condannate alla pena capitale e messe a morte per gli stessi reati nel gennaio 2008.
Il processo che ha visto coinvolto Ihar Danchenka è stato uno dei procedimenti penali di più ampio risalto e importanza che ha avuto luogo in Bielorussia dalla sua indipendenza dall'Unione Sovietica avvenuta nel 1991. Si è svolto nel carcere di custodia cautelare in cui gli imputati erano stati detenuti per ragioni di sicurezza: né ai parenti né ad altri è stato permesso partecipare.
Quando il figlio dodicenne di Ihar Danchenka ha saputo dalla televisione che suo padre e il suo padrino Syarhey Marozaw erano stati entrambi condannati a morte, ha chiesto alla madre: "Mamma, perché mi stanno portando via tutti e due i miei papà?".
Ihar Danchenka è stato messo a morte probabilmente il 12 gennaio 2008 con un colpo di pistola alla nuca. Né a lui né alla sua famiglia è stata comunicata in anticipo la data dell'esecuzione: sua moglie ha ricevuto una notifica a mezzo posta solo alla fine di gennaio. Gli avvocati possono solo immaginare la data esatta dell'esecuzione; la famiglia non sa dove è stato sepolto il suo corpo; per i parenti è stato impossibile organizzare un funerale.
Ihar Danchenka è stato processato e condannato in primo grado dalla Corte Suprema e quindi non è potuto ricorrere in appello presso un tribunale di rango superiore. Egli ha anche chiesto clemenza al Presidente. Il suo avvocato ha riferito ad Amnesty International di dissentire con la sentenza e di essere convinto che Ihar Danchenka sia stato condannato a morte per via della sua fedina penale: "Nei fatti noi [sic] siamo stati puniti per il passato, [...] per reati per cui aveva già scontato una pena. A rigore si può essere puniti per dei crimini commessi oggi, ma non per essere stati dei cattivi ragazzi: questo è palesemente ingiusto".
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