Quello che è avvenuto, l'aggressione a Berlusconi, la contestazione organizzata e aggressiva di ben due manifestazioni a Milano, le migliaia di solidarietà a Tartaglia su Facebook, sono il segno che stanno penetrando nel profondo di settori fortunatamente assai minoritari della nostra società i veleni prodotti dalla campagna di odio iniziata fin dal 1994.
In questa campagna di odio non è vero che siamo tutti uguali perché essa è da sempre concentrata contro una sola persona: contro Silvio Berlusconi.
Essa si è avvalsa nel corso degli anni dei materiali più diversi. Ultimamente essa è ripartita dal gossip, ma poi si è concentrata su due accuse infamanti e terribili: la mafiosità e la responsabilità delle stragi nel '92-'94.
A condurre questa campagna è un network composto dal gruppo editoriale "Repubblica-Espresso", da quel mattinale delle Procure che è "Il Fatto", da una trasmissione televisiva condotta da Santoro e da un terrorista mediatico di nome Travaglio; da alcuni pubblici ministeri che hanno nelle mani alcuni processi fra i più delicati sul terreno del rapporto mafia-politica e che nel contempo vanno nei più vari talk-show televisivi a demonizzare Berlusconi; da un partito, l'"Italia dei valori", il cui leader Di Pietro sta in questi giorni evocando la violenza quasi voglia tramutare lo scontro politico durissimo in atto in guerra civile fredda e poi questa in qualcosa di più drammatico.
(Fabrizio Cicchitto, tessera P2 n. 2232, Capogruppo alla Camera del PdL. Intervento a Montecitorio)
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