Ci sono due autori che ho letto molto negli ultimi mesi, Valerio Evangelisti e Chuck Palanhiuk. Vorrei prenderne altri dei loro libri, ma al pensiero che sono editi da Mondadori, il cui proprietario è il ducetto di Arcore, mi viene l'orticaria: e chi lo vuole finanziare? Mi era sembrata davvero una buona idea quella di Mancuso, ma siccome non sono un punto esclamativo ho trovato nelle parole di Antonio Pennacchi la critica più efficace - e divertente - a questo atteggiamento:
"Dice: "Ma questo è matto, ma come gli è saltato in mente di mandare in quel posto don Gallo?". Be', a parlare dopo sono buoni tutti. Bisogna vedere prima, però, quello che ha fatto o detto don Gallo. Adesso dice che sono un tipo simpatico e lo ringrazio. Pure lui – fino a qualche giorno fa – stava simpatico a me. Ma è lui che aveva espresso di fatto un giudizio morale negativo su di me e su chiunque altro continuasse ancora a pubblicare con Mondadori. Lui in realtà – aveva detto – non se ne era accorto subito, aveva peccato anche lui, pubblicando pure lui coi reprobi. Poi però sull'avviso ce lo aveva messo un angelo – il padre spirituale suo, Beppe Grillo – telefonandogli una mattina presto: "Ma che stai a fa'?" (è così che funzionano le annunciazioni oggi). E allora lui lì se ne è accorto, s'è pentito, e con Mondadori non pubblicherà mai più, perché – dice – non paga le tasse, e lo stesso dovrebbero fare tutti quelli che ci pubblicano, se davvero hanno a cuore gli interessi del Paese. "Pensi a chi evade le tasse, Pennacchi" dice don Gallo. Ci penso, don Ga', ci penso. Ci penso da una vita – vita che ho passato soprattutto in fabbrica – pagandole ogni mese in busta paga e pagandole adesso regolarmente sui miei diritti d'autore. Sapesse quanto ci penso e ci ho pensato, soprattutto a quelle che non paga la chiesa sull'Ici. Com'è, quando gli sconti Berlusconi li fa a voi, allora vanno bene? Quando invece se li fa a sé stesso, ci debbo pensare io? Fammi capire, don Ga': non lo ha risolto Prodi in quattro anni di governo il conflitto d'interessi, e adesso vuoi che te lo risolva io? La Rivoluzione ve la debbono fare – da soli – gli autori Mondadori? E i Padri della Patria chi sarebbero a questo punto, Rizzoli e Feltrinelli? Paolo Mieli premier? Don Ga', se tu non lo sai, queste a casa mia sia chiamano contraddizioni in seno alla borghesia. Io sono proletariato. È un'altra cosa. Io faccio lo scrittore, don Ga'. Scrivo i libri. E sono responsabile di quello che scrivo. Se non ti piace ciò che scrivo, hai tutto il diritto di dirmelo, ci mancherebbe altro. Ma solo di quello, però, non altro. Quando stavo in fabbrica non t'è mai venuto in mente di dirmi che ero responsabile anche di quello che poi faceva il padrone mio. Perché dovrei esserne responsabile solo adesso e solo io, e non magari pure l'operaio, il redattore o lo stampatore di Mondadori? Ci licenziamo tutti allora e andiamo tutti da Rizzoli, toccando ferro e facendo le corna, nel caso magari che anche lì non paghino le tasse? Ma che ti dice la capoccia, don Ga'? Io – come allora – rispondo della mia produzione e basta. Si chiama economia di mercato. Divisione del lavoro. Capitalismo. Io sto dall'altra parte. Proletariato. Porto il frutto del mio lavoro al mercato e lo vendo – derubato sempre (si chiama plusvalore) – a chi lo compra. Sono un lavoratore come gli altri. E a me tutti gli altri editori non m'hanno voluto. Rizzoli e Feltrinelli – tanto per non fare nomi – i miei libri me li hanno rifiutati più volte. Mo' che debbo fare, don Ga': me li debbo venire a pubblicare al ciclostile della parrocchia tua? Dice: "Vabbe', ma che c’entra: quello è stato prima, mo' che hai vinto lo Strega ti pubblicano di corsa tutti quanti". Eh no, troppo comodo – oltre che a casa mia si chiamerebbe "infamità" – mo' se ne vanno loro in quel posto, se mi permetti, e ci vanno, per me, con tutte le scarpe. A me da Mondadori – oramai – mi debbono cacciare solo con il manico della scopa. Sennò non me ne vado, don Ga'. Mi lego con le catene. E voi piangete quanto vi pare. Ciao, e amici come prima. Anzi, pure più di prima per me, se vuoi.
P.S.
Rispetto al Conte "chierichetto" di don Gallo però – che prima mi riempie d'insulti, poi dice che avrei vinto il premio Strega "solo grazie alla forza d'urto di Mondadori", e infine ammette candidamente di non avere letto il libro, che per inciso si chiama Canale Mussolini – che cosa dire, poverino? Ma stai zitto, no? Che parli a fare? Leggiti almeno il libro, prima. Dì che non ti piace. Come fai sennò a poter sostenere che ho "miracolato" lo Strega, senza neanche averlo letto? Poi dice che non ci sono più i chierici di una volta, e gli Strega gli tocca di vincerli agli operai. Altro che "forza d'urto di Mondadori", beato a te. Qui al contrario, sotto l'usbergo dell'opposizione a Berlusconi – che se mi si permette è pure battaglia mia – qui è in atto una classica guerra di mercato tra gruppi editoriali contrapposti (contraddizione in seno alla borghesia, appunto), condotta attraverso una vera e propria campagna di intimidazione ai danni degli autori Mondadori. È questo che è ignobile, caro il mio "chierichetto". Battiti il petto – se hai onestà intellettuale – e prega Mea culpa".
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