Avvenne nei primi anni Sessanta del secolo scorso. Ero andato a Londra per intervistare l'allora Cancelliere dello Scacchiere, un titolo che andrebbe a pennello al nostro Tremonti. Fatta l'intervista, il Cancelliere con grande cortesia mi fece accompagnare da un suo collaboratore alla Camera dei Comuni che avevo espresso il desiderio di visitare.
Andammo a Westminster, visitai l'aula e i suoi dintorni, e il mio esperto accompagnatore mi raccontò alcune curiose liturgie che ancora venivano praticate pur essendo ormai puramente simboliche. La principale riguardava il discorso della Corona, unica occasione in cui la Regina entrava in quell'edificio. La carrozza arrivava a poca distanza da Westminster e un araldo del seguito entrava nell'aula per informare lo "speaker" che sua Maestà veniva a pronunciare il suo discorso. A quel punto lo speaker impartiva con voce stentorea l'ordine di chiudere il gran portone d'accesso.
Eseguito l'ordine, il capo della Guardia reale bussava alla porta e annunciava che sua Maestà chiedeva di entrare e di incontrare "i fedeli Comuni d'Inghilterra". Lo speaker a quel punto ordinava di aprire il portone e la Regina faceva il suo ingresso lasciando la Guardia fuori dalla porta, scortata dalla Guardia della Camera dei Comuni.
Nel Settecento questo era il modo simbolico per dimostrare la separazione dei poteri e l'assoluta indipendenza dei "fedeli Comuni" rispetto al Sovrano. Montesquieu proprio in quegli anni scriveva "L'esprit des lois" che fu la tavola fondativa dello Stato di diritto.
(Eugenio Scalfari)
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