lunedì 11 maggio 2009

★ La prima volta [GdR 01]

Anno 1987, agosto inoltrato, e stranamente in giro non c'è nessuno dei miei amici.

Dopo aver percorso inutilmente il paese in lungo e in largo, decido di passare a casa di Carlo, e appena entro in cucina ho un tuffo al cuore: tavolone di marmo con Gino a capotavola e Carlo alle sue spalle; Mario e Camillo seduti ai lati lunghi con la matita in mano e un foglio ciascuno; al centro del tavolo quella che sembra essere una mappa, disegnata su un foglio a quadretti.

I dadi multifaccia passano inosservati, il mio cervello non riesce a decodificarli e li rimuove o li confonde con le gomme da cancellare.

Gino è seduto, parzialmente coperto da un paravento di cartone. Io faccio per aggirarlo, ma Carlo, che lo tiene sotto controllo con espressione soddisfatta, mi blocca e mi rispedisce fra i comuni mortali. Riesco appena in tempo a vedere quella che mi sembra una fortezza, disegnata su carta millimetrata e colorata a pastello.

Ricordo bene l'emozione che ho provato: è come se avessi improvvisamente trovato qualcosa che avevo sempre cercato, ma senza neanche sapere che la stessi cercando. È arrivato tutto insieme, la quest e la reliquia, tutto nello stesso brevissimo istante.

Accetto di buon grado di non poter guardare dietro lo schermo, fa parte del gioco. Poi Camillo si deve assentare e mi chiedono di tenere il suo nano Ulik. Mi spiegano che sono nella stanza di un castello e io ingenuamente domando cosa posso fare. La risposta ovviamente è: "Tutto quello che vuoi". Quando Camillo ritorna, Carlo mi dice: "Ho in mente qualcosa per te". Il pomeriggio stesso dò vita al guerriero Thor e al ritorno dalle vacanze corro a comprare la scatola base di D&D (quella rossa).

È iniziata così, ormai sono quasi vent'anni, e alternando periodi più o meno intensi non ho mai smesso di giocare. Sono sopravvissuto alla prima volta da DM, agli scazzi con gli amici per colpa di D&D e agli scazzi con D&D per colpa degli amici. Ricordo "Strategia e Tattica" quando ancora aveva gli scaffali di legno, ricordo negozi fornitissimi che ora vendono solo videogiochi. Ricordo anche molta fatica nel preparare mappe, testi e materiale per i giocatori, mentre ora ci sono i computer, internet e le stampanti a colori. E ricordo le attese dal giornalaio per l'uscita del nuovo numero di Kaos. Riguardo i manuali lo sforzo principale è stato digerire l'inglese, ma meglio così, ora lo leggo quasi correntemente.

All'inizio naturalmente era il DM a possedere la Conoscenza, ma poi pian piano ho studiato anche io i regolamenti, a volte facendogli correggere delle interpretazioni errate. Per un periodo ho anche provato i giochi su PC (Eye of the Beholder della SSI), ma sono sempre stati solo giochi per computer: non qualcosa di peggiore, ma qualcosa di diverso.

Sopravvivere agli scazzi con gli amici per colpa di D&D è stata la parte più dura.

Oltre ai giochi i miei hobby sono rimasti gli stessi: musica (ascoltata e in quel tempo anche suonata), lettura, cinema. Fantasy poco o per niente. Certo che la scuola e l'università, rispetto al lavoro, erano meno invasive!

Quando ho iniziato avevo quindici anni e l'emozione più grande era la paura di trovare un coboldo nascosto dentro una botte.
Ora di anni ne ho più del doppio di allora e l'emozione più grande è consegnare ai giocatori il carteggio fra due cultisti adoratori di Tharizdun e vedere che faccia fanno.

(6 settembre 2006)

2 commenti:

  1. Il post è molto molto bello nonchè nostalgico.
    Riflettevo sull'incipit. Tu che ti aggiri per strada. Gli amici che giocano a casa di Carlo. Riflettevo sull'incipit già. Sul fatto che gli amici NON t'avessero chiamato...forse il mondo già aveva capito di odiarti? Meditate coboldi meditate.
    Un giorno racconterai ai tuoi nipoti come NikkoHell fosse stato il primo a commentare il tuo blog un po' rosso e un po' nero...

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  2. Dici che già da allora mi odiavano perché sono comunista?

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