sabato 21 agosto 2010

★ Quinto Chiodo - L'Inseguimento

A giudicare da come lo vedeva guidare doveva essere ubriaco o semplicemente imbranato: aveva rallentato e si era fermato davanti a ogni semaforo che desse il minimo segno di voler diventare arancione, era più facile stargli dietro che perderlo di vista. Dopo una ventina di minuti passati su strade che conosceva lo aveva visto imbucare un vicolo di cui a malapena sapeva dell'esistenza. La paura di perderlo stava per prevalere sulla cautela, quando notò il segnale di strada chiusa su un palo piantato all'angolo del marciapiedi. Aspettò qualche secondo, spense le luci e col motore al minimo entrò nel vicolo. A quanto pare il caso stava scegliendo per lui, perché il tipo aveva parcheggiato sotto un lampione e senza notarlo si era infilato in un cancello alla fine di un muro di cemento alto un paio di metri. Senza starci a pensare più di tanto parcheggiò la moto e si sfilò il casco sperando che a quell'ora nessuno potesse notarlo. Con passi rapidi e silenziosi costeggiò il muro pieno di graffiti e si sporse con cautela dal cancello, riuscendo a infilare lo sguardo tra una sbarra e l'altra senza alcuna difficoltà. Era fatta: la luce di una stanza si era accesa al pianterreno e la figura che aveva visto armeggiare con la finestra era proprio quella dello skin. Non restava che decidere una volta per tutte, ma era chiaro che per entrargli in casa sarebbe stato sufficiente scavalcare il muro e calarsi nel giardino. Nemmeno il filo spinato lo impensieriva più di tanto, era visibilmente allentato e avrebbe potuto passarci sia sopra che sotto. Tornò verso la moto passando davanti a due palazzi bassi da cui non venivano segni di vita; si accese una sigaretta e la chiuse, parcheggiandola molto vicina a un cassonetto, in modo che la targa non si vedesse.

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