Sono molte migliaia i repubblichini che, pur non rinnegando se stessi e le «motivazioni» che ne avevano determinato la scelta del campo nazista, hanno capito di essere stati dalla parte sbagliata e hanno sinceramente e definitivamente respinto quella opzione.
Ci siamo ritrovati: spesso erano vecchi amici o compagni di scuola che, inquinati dal «pensiero unico» imposto dal regime di Mussolini, avevano affiancato i nazisti solo perché non avevano saputo scovare, in sé o in chi li frequentava, la scintilla della critica e della ragione che li allontanasse dall'orrido abisso dell'irrazionalità criminale del fascismo. Ci siamo ritrovati, e nella stragrande maggioranza dei casi ritrovarci è stata una reciproca gioia.
Ci siamo ritrovati da uomini liberi, loro e noi, anche per merito e per fortuna nostra, che eravamo stati partecipi della rivolta mondiale contro il fascismo: questo lo affermiamo senza iattanza, senza voler rinfacciare niente a nessuno e, soprattutto, senza sentirci ridicolmente vincitori.
Ma sarebbe stato lo stesso se avesse vinto la loro parte?
A questa domanda retorica, afferma Walter Veltroni nella prefazione al mio Achtung Banditen. Prima e dopo via Rasella, «la risposta è una sola... la stessa che nel corso di un dibattito televisivo... dette Vittorio Foa a Giorgio Pisanò, senatore del MSI... La ripeto così come la ricordo, ma è quasi letterale: "Vedi, la differenza di fondo tra noi e voi è che siccome ho vinto io, tu sei legittimamente senatore della Repubblica, se invece avessi vinto tu, io sarei ancora in galera, dove mi trovavo insieme a tanti altri come me"».
Vittorio Foa, che è stato ed è tuttora un grande e amato maestro dell'antifascismo, è, come si sa, anche un grande ottimista: io sono convinto che i repubblichini «vincitori», d'accordo e insieme ai loro protettori nazisti, ci avrebbero fatti a pezzi, così come hanno fatto alla grande maggioranza dei nostri compagni caduti nelle loro mani nei mesi tragici dell'occupazione nazista.
(Rosario Bentivegna, "Via Rasella. La storia mistificata")
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